Romelu e McT hanno giocato insieme anche allo United, una delle tappe toccate in Premier oltre a West Bromwich, Everton e Chelsea. «In Inghilterra mi dicevano è pigro, non è un leader, non si allena duramente e blabla… Poi dopo i due anni all’Inter dissero che ero tornato a giocare bene e pensarono di mettermi in una scatola: « È il nuovo Drogba!». Ma io non sono così: Didier stava molto più spalle alla porta, riusciva a tenere palla ovunque in campo, mentre io attacco lo spazio. Non è il mio stile».
Finale dedicato al Belgio.
«All’epoca del mio primo colloquio con Domenico Tedesco volevo dirgli che avrei lasciato la nazionale: avevo già fatto quello che dovevo, ma il ct mi disse che aveva davvero bisogno di me e dopo una chiacchierata con mio fratello decisi di continuare. E feci subito tre gol alla Svezia». Sulla decisione di non andare per due volte consecutive, tra settembre e ottobre: «Ora ho scelto per me, ne avevo bisogno mentalmente e fisicamente. Non ho fatto la preparazione estiva, perché dovrei mettermi di nuovo in una situazione del genere ora che stiamo facendo buoni progressi con il Napoli e sto gradualmente tornando in forma? Non ho il fuoco con cui ho sempre giocato in nazionale, non è acceso. Però voglio andare al Mondiale 2026, questa è la mia motivazione».