INTERVISTA – Il CRO azzurro fissa un obiettivo: « Il Napoli nella top 10. Kvara e gli altri? Li chiamo supereroi »

  Dal suo arrivo nel 2022 i ricavi aumentano del 60%  ogni anno e il brand è il 17° al mondo

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Il manager   Fiorentina, Venezia e poi lo scudetto   Tommaso Bianchini, 41 anni, è nato a Roma. Laurea alla Luiss, Master in Sport Management alla Bocconi, il manager del Napoli ha sempre respirato sport in purezza. La sua carriera nel calcio inizia nel 2013 con la Fiorentina della famiglia Della Valle: a 30 anni è il Business Analyst del club. A seguire si trasferisce al Venezia ma i Della Valle lo riportano alla Viola: sarà un revival molto breve, presto il club passa a Rocco Commisso. Con la nuova proprietà, e il compianto Joe Barone, partecipa anche al progetto Viola Park. A gennaio 2022 si trasferisce al Napoli e comincia una nuova avventura: il primo incarico è rivolto al mercato internazionale, a seguire assume la responsabilità dell’area commerciale diventando il CRO. È sposato con la signora Valentina, originaria di Torre Annunziata, in provincia di Napoli, ma cresciuta in Toscana. I coniugi Bianchini hanno due figli: Ginevra, 3 anni, come la città dove suo padre Valerio ha conquistato la Coppa dei Campioni di basket nel 1984 da coach della Virtus Roma; e Carlo, un anno, nato il 24 maggio 2023, nello stesso giorno di De Laurentiis e venti dopo aver festeggiato il primo scudetto da dirigente. Una tradizione di famiglia: Tommaso e le sorelle Camilla e Carlotta sono nati negli anni di un titolo vinto dal Vate sul parquet. 

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Il CRO azzurro  è il manager che dirige l’intera area commerciale:  «Con lo stadio  di proprietà si può volare  L’autoproduzione  è la vera genialata  di De Laurentiis»  

Tommaso Bianchini   « Il Napoli nella top 1 0 »

  Dal suo arrivo nel 2022 i ricavi aumentano del 60%  ogni anno e il brand è il 17° al mondo: «Ma il club può entrare tra i primi dieci. Puntiamo sull’identità cittadina   e la conquista dei mercati: dall’Asia alla Scozia di McT»       

 Lui è il nipote di Bond, James Bond. Ed è anche il figlio del Vate del basket e di un’attrice teatrale. E poi è il genero del maresciallo dei carabinieri Aniello Avigliano, pisano di residenza, napoletano di nascita e tifoso fino alle lacrime. «Quando gli ho comunicato che avrei lasciato Firenze e la Fiorentina per il Napoli, scoppiò a piangere: credevo che fosse triste perché avrei portato via la figlia e la sua prima nipotina, appena nata, e invece…».

Era felice: ci pensi? L’azzurro di famiglia. Tommaso Bianchini, 41 anni, l’anima del rinascimento del Napoli ai bordi del campo, racconta la storia con lo sguardo già rivolto al futuro: non è un caso che sia il braccio sinistro di De Laurentiis. Il Chief Revenue Officer, responsabile dell’aumento delle entrate, e a quanto pare futuro dg. Direttore generale, dicunt: lui non conferma e neanche smentisce. Ascolta. Elegante, sorridente, dinamico ma anche molto semplice e diretto.

Sembra che abbia un limitatore naturale dei toni e dell’enfasi, eppure parla e pensi: ma sì, ci riuscirà. «Il Napoli potrebbe crescere fino a diventare uno dei primi dieci club del mondo».     

Scommettiamo.  «I prossimi due anni saranno cruciali per la fase due annunciata dal presidente e imperniata sul processo d’internazionalizzazione, la crescita dei ricavi e le infrastrutture. Stadio e centro sportivo».

   Il Napoli nel mondo.   «La maggioranza dei nostri partner commerciali è già di spessore internazionale. Una ventina. Con qualche vanto: siamo il primo club europeo di calcio a cui Coca-Cola ha abbinato il suo brand. La sfida è spostare il merchandising dall’Italia al resto del mondo».

Gli ambassador non mancano: Kvara, gli scozzesi, Lukaku.   «Io li chiamo: supereroi. Kim ci ha permesso di registrare in Corea ricavi simili all’Italia. Con la Georgia la connessione è strettissima. Adesso puntiamo alla Scozia con McTominay e Gilmour, ma vedo in Buongiorno un grande supereroe».

  Il brand Napoli ha acquisito i superpoteri?  «Lavoriamo costantemente sull’identità, cercando di spiegare al mondo la Napoli sconosciuta oltre a quella conosciuta. In questo momento Napoli è l’Italia, tutti vogliono visitarla e scoprirla. È cool, è fashion, lifestyle. E il Napoli va oltre la squadra di calcio: è pronta un’iniziativa con la Metro perché ci sono le stazioni più belle del mondo e insieme con un partner globale lanceremo una serie».  

La fase due è già partita.   «Per la prima volta nella storia, il Napoli è entrato nella classifica di Brand Finance: solo venti club, noi siamo al 17° posto. Stop».

   Quasi sull’Everest. Élite.   «Sì, ma il Napoli ha espresso soltanto il 50% del suo potenziale. Però è già un top club, sia chiaro: prima di questa pausa ha giocato le coppe europee per 14 anni consecutivi. E come dice De Laurentiis ora è un traguardo, non una tappa: Conte, uno dei migliori allenatori al mondo, ha voluto Napoli. E come lui McTominay, Lukaku, Buongiorno e così via».   

Azzurro: è il colore del futuro?   «L’obiettivo è entrare tra le prime dieci società del mondo, ma è imprescindibile uno stadio di proprietà per aumentare i ricavi, creare movimento, un museo, aree hospitality più ampie. Il Maradona o uno nuovo, di questo se ne occupano il presidente e le istituzioni. Ma quando vengono i turisti durante la settimana per visitare il Maradona, mi piange il cuore a pensare che non possono entrare».  

Dal suo arrivo nel club, gennaio 2022, il fatturato commerciale è in costante aumento del 60%.   «La svolta è stata l’autoproduzione: De Laurentiis ci ha pensato, ha coinvolto un’icona assoluta come Armani, sua figlia Valentina in veste di stylist et voilà. Una genialata assoluta: la maglia è il passaporto, è l’emblema. Tra un po’ presenteremo la terza. E con Armani abbiamo rinnovato fino al 2028».   

La Fase 2 è esaltante, ma la Fase 1 non è stata niente male.   «De Laurentiis ha creato ricchezza vincendo e crescendo. La differenza sostanziale sta nel fatto che il core business, finora, è stato essenzialmente il calcio, mentre ora la riorganizzazione aziendale ha creato vari piani di lavoro più ampi, con me e il ds Manna a dirigere l’area commer c iale e quella sportiva. La missione è continuare a eliminare gli intermediari tra club e tifosi: stiamo per varare la nostra Membership con tanto di Ott dove trasmettere contenuti video e anche le amichevoli. E siamo gli unici a vendere le maglie nel metaverso».  

Altro aspetto fondamentale: i tifosi.   «Con la Membership potremo dare il via a un censimento vero. Per il momento è lo stadio il nostro metro: la media spettatori di queste prime partite è 49.300. Superiore a quella del 2023-2024: 46.600. Del 2022-2023: 46.200. E pensare che nel 2021-2022 era di 26.900. Per il Lecce il Maradona è già sold out».   

Il popolo è tornato a sognare.     «L’arrivo di Conte e la campagna acquisti hanno confermato il rinascimento. La voglia di continuare a crescere: De Laurentiis vive di Napoli, sono un tutt’uno, inscindibili. È la sua vita».

  Nel 2026 il club festeggerà i 100 anni di vita.  «Lavoriamo al Centenario, un’occasione unica per svelare al mondo cosa è Napoli. Ecco perché insistiamo sulla riconoscibilità e sull’identità. Ecco il perché di un nuovo logo e dello slogan: “Proud to be Napoli”».

La conquista del mercato globale sarà il volano.   «L’Asia è un’area importante da scoprire. Ecco, mi farebbe comodo un supereroe giapponese».

Ride.    Messaggio spedito al presidente.  «Sento parlare tanto di sostenibilità, ma sapete cosa? Il Napoli è l’unico club sostenibile in tutta Europa: produce utili, risultati sportivi e rispetta le regole. Il modello De Laurentiis è unico».   

Com’è stato il primo incontro con lui?  «A Milano, in un hotel. Parlò solo lui e poi mi diede appuntamento a Roma per cominciare. Aveva già scelto. Il primo giorno di lavoro, il 3 gennaio 2022, è stato indimenticabile: venne in ufficio un giovane calciatore a firmare il contratto per giugno. Non riuscivo neanche a scrivere il suo nome impronunciabile. Era Kvaratskhelia».    

 

Fonte: CdS

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