Dai “piccoletti” di Sarri ai giganti di Conte: L’evoluzione del Napoli

Ecco come si è evoluta la squadra azzurra negli anni

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Nel biennio successivo alla partenza di Higuaín, sotto la guida di Maurizio Sarri, il Napoli si è contraddistinto come la “squadra dei piccoletti”, con protagonisti indiscussi come Mertens, Insigne e Callejon. Squadra dotata di alta qualità, capace di incantare tutto il panorama europeo. Nonostante la bellezza del gioco, la squadra non è riuscita a vincere trofei, avvicinandosi più volte al titolo. Successivamente, con allenatori come Ancelotti, Gattuso e Spalletti, il Napoli ha evoluto il suo stile, combinando qualità e fisicità. Sotto la guida di Spalletti, la squadra ha vinto lo scudetto, dopo una rivoluzione estiva che ha portato all’addio di giocatori storici e all’arrivo di nuovi talenti come Kvaratskhelia e Kim Min-Jae, che in quel determinato periodo poco conosciuti.

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Come evidenziato nell’odierna edizione della Gazzetta dello Sport il Napoli si è evoluto non solo tatticamente con Conte, passando da un infinito possesso palla a un gioco del tutto verticale, con la ricerca immediata della punta, ma aggiungendo al proprio bagaglio centimetri e muscoli. Dati alla mano i nuovi acquisti Buongiorno, Lukaku e McTominay hanno alzato l’altezza media della squadra, rispetto allo scorso anno. In più, riprendendo da un punto di vista mentale e fisico Olivera e Di Lorenzo.

Lukaku pur non essendo al top della forma ha già contribuito significativamente con 3 gol e 4 assist. Menzione d’onore per Kvaratskhelia e Lobotka che alzano il livello qualitativo della squadra. Bisogna però sfruttare le palle inattive, dove il Napoli ha mostrato potenziale, vedi Buongiorno a Cagliari e Juan Jesus in Coppa Italia contro il Palermo. La coppia ex Red Devils Lukaku-Mctominay ha portato la squadra partenopea a una nuova dimensione, in grado di competere ad alti livelli.

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