Il Salone Margherita: la magia della Belle Époque per pochi eletti

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Pronti per un viaggio nel tempo? Quale? Se vi concentrate un attimo, vi porto nella Belle Époque. A Napoli, nella parte sottostante alla galleria Umberto Primo, si trova il bellissimo Salone Margherita. L’inaugurazione avvenne nel 1890, il primo caffè concerto della città e d’Italia, sorto con l’intento di rimediare alle pene del passato offrendo svago, frivolezza e soprattutto spettacolo. Due imprenditori locali, i fratelli Marino, ebbero la geniale intuizione di realizzare nei sotterranei un locale notturno sul modello del café chantant parigino. Così, come la Galleria portava il nome del Re d’Italia, il Salone venne intitolato all’amata Regina di casa Savoia. Il Salone aprì  al pubblico con due spettacoli serali in cui le gambe slanciate di ballerine snodate introducevano, tra divertimento e stupore, il Can-Can nel bel Paese. cenni storici del Salone Margherita - Tango in CampaniaAll’interno della struttura la lingua maggiormente parlata era il francese, tanto è vero che anche il menù veniva scritto in francese e, via via, andò ad arricchirsi sempre più di pietanze assieme all’evoluzione degli spettacoli. La programmazione del Salone divenne “piena”: acrobati, fachiri, incantatrici di serpenti, esibizioni che il pubblico poteva godersi consumando “un gelato, una acquetta, una birra, un caffè” come raccontano le fonti del tempo. Nel biglietto d’ingresso era infatti compresa una consumazione del famoso Caffè Starace, che offriva una cinquantina di specialità, come la birra Sedlmayer, ponch, vermouth, sciroppo, tè e, per i più facoltosi, bottiglie di Champagne Cliquot. Il Salone Margherita diede una svolta alla vita della nobiltà e dell’alta borghesia napoletana, rappresentando la prima vera e propria alternativa al salotto. Col passar del tempo, però, le cose cominciarono a cambiare…Verso la fine della Belle Époque si iniziarono a vietare consumazioni ai tavolini e il Salone finì con il diventar quasi un normale teatro. Chiuse le sue porte, definitivamente, in seguito ai primi bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Oggi, il salone mantiene comunque la sua magnificenza, ma è aperto solo ad accogliere  riprese cinematografiche, eventi e feste private. Un peccato davvero che, una struttura così maestosa, non possa essere visitata dai  tanti  turisti che ogni giorno affollano il capoluogo partenopeo. Un pezzo della Belle Époque assolutamente da condividere con tanti, ma riservato, ahimè, a pochi eletti. 

Factory della Comunicazione

Ludovica Raja

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