La Gazzetta dello Sport commenta il caso Mario Rui a Napoli:
“Manco il più famoso dei Mario, Draghi, economista di dimensione universale, uno che si è fatto al Massachusetts Institute of Technology, direttore generale del Ministero del Tesoro, Governatore della Banca d’Italia e Presidente del Consiglio sarebbe stato capace di moltiplicare i pani e i pesci come Mario Rui Silva Duarte, il tiro mancino più possente (forse) che si sia incastrato all’incrocio tra lo stomaco e il fegato di Aurelio De Laurentiis.
E (forse) manco Super Mario Bros, che nei giochi da ragazzi è stato un maestro, ce l’avrebbe fatta a spingersi tanto oltre, lasciando che il papà dei Cinepanettoni rimanesse spiaggiato ogni mattina, produttore d’un Natale a Castel Volturno in cui non c’è niente da ridere.
Perché all’alba di tutti i giorni, fino al giugno del 2026, Mario Rui Silva Duarte si ritroverà sul comodino 5479,45205 euro, che sommandoli oppure adagiandoli uno sull’altro, faranno due milioni di euro all’anno, quattro (netti) per il biennio. E in cambio, maledizione che fatica, gli basterà correre, correre, correre neanche tanto – un’ora e mezza, poco più – e ripensare al tempo in cui lo chiamavano “il Professore”.
Ma niente è per sempre, nel calcio o persino in amore: Mario Rui e il Napoli hanno condiviso un’epoca felicissima, se la sono spassata, 227 partite, uno scudetto, due secondi posti, una coppa Italia, un quarto di finale di Champions e poi – fatalmente – alla settima stagione si sono imbattuti nella classica crisi che chiude un ciclo. C’eravamo tanto amati, e vabbè! Ma ad un prezzo altissimo (per il Napoli). Perché certe storie, come cantavano una volta, fanno strani giri e poi, boh”.