Intervista de Il Mattino: «Quei video li conservo nel cuore. E, per dormire sonni tranquilli, anche in una cassetta di sicurezza in banca». Juan Carlos Laburu, cineoperatore argentino, sbarcò con Diego e l’entourage della Maradona Production nell’estate dell’84 a Napoli. Seguiva Maradona passo dopo passo già da quattro anni. «Dalle ultime partite con l’Argentinos Juniors, poi arrivarono il Boca Juniors, il Barcellona e quell’anno il Napoli». Ufficio in via Petrarca, coordinava tutto Jorge Cyterszpiler.
«Un genio assoluto, niente a che vedere con i procuratori di oggi», dice Laburu. Il rapporto professionale con Maradona si interruppe all’inizio dell’86, l’anno in cui lui avrebbe trascinato l’Argentina alla conquista del titolo mondiale. «Parlai con Diego e Guillermo Coppola, il nuovo manager. Ma formalmente non ho mai ricevuto una lettera di rescissione del contratto…».
Laburu, che da 38 anni continua a lavorare a Napoli come apprezzato cameraman, ha deciso di portare centinaia di video girati con Maradona e per Maradona in un banca di Roma. «Ho digitalizzato tutto, ogni tanto prendo qualcosa se occorre. Sono più tranquillo così: è materiale al quale sono legato affettivamente e professionalmente». Negli anni di Napoli i suoi collaboratori furono l’ex calciatore argentino Osvaldo Dalla Buona e il napoletano Gianni Aiello, uomo di fiducia di Diego e Coppola.
«I video più belli? Napoli, già nel primo periodo, ci regalò emozioni uniche: l’arrivo in città, la presentazione, gli allenamenti a Soccavo, la partita di beneficenza nel fango ad Acerra… Ma ricordo anche un’amichevole del Barcellona a New York contro il Cosmos. Proprio a New York avevamo avviato la produzione del primo documentario sulla vita di Maradona ma poi arrivò l’offerta del Napoli e Cysterszpiler bloccò tutto perché c’era la trattativa da chiudere».
La tentazione di utilizzare quei video che raccontano sei anni della storia del primo Maradona, quello che avrebbe poi portato al trionfo prima l’Argentina e poi il Napoli, è stata forte. Ma Laburu si è limitato a concedere parte del materiale a due registi: l’inglese Asif Kapadia, già premio Oscar per il documentario su Amy Winehouse, e l’argentino Alejandro Aimetta, per la serie “Sogno benedetto”.
«Cosa rappresentano quei filmati? Il mio tesoro. Il racconto di una vita passata accanto a un uomo unico». Da questo tesoro, che come tutti i tesori è in banca, potrebbe uscire altro materiale per nuove produzioni. «Ma Diego, dal mio punto di vista, va raccontato per quello che ha fatto da calciatore, senza tirare fuori altre storie e senza dare giudizi».
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