Provate a prendermi. Antonio Conte tenta una fuga alla Tadej Pogacar. Napoli primo con quattro punti di vantaggio sulla Juve, in campo domani all’ora di pranzo contro il Cagliari. È probabile che l’allungo rientri, che la Juve si rimetta a ruota della capolista, ma oggi Conte è sempre più “tête de la course”, come dicono al Tour de France dei ciclisti, alla testa della corsa con un discreto margine. Assumono forma e sostanza le facili previsioni dell’estate sul Napoli avvantaggiato, perché fuori dall’Europa, con Conte al lavoro tutta la settimana nell’eremo di Castel Volturno. La concorrenza a disperdere energie psicofisiche in giro per la Champions. Il monaco benedettino Conte a martellare i suoi con allenamenti mirati, curati, cesellati. Ora et labora, prega e lavora. Come Luciano Spalletti a suo tempo, anche se con metodi diversi. Spalletti era più monaco di Tibet.
La vittoria di ieri contro il Como ha premiato le pressioni di Conte sul mercato. I tre gol sono stati segnati da tre nuovi arrivi: Scott McTominay, Romelu Lukaku e David Neres. McTominay è già candidabile all’oscar per l’affare dell’anno. È stato acquistato per 30 milioni e mezzo, accordo concluso il 30 agosto, e in un mese ha già spostato molti equilibri. Conte lo impiega come sabotatore. Ha i documenti da centrocampista e un lasciapassare da centravanti aggiunto, attorno a Lukaku. Portatore di un fisico dirompente, è agile e di piede buono. Ci risulta incomprensibile che Ten Hag lo abbia lasciato andare o forse la cessione di McTominay è un’ulteriore certificato delle difficoltà dell’allenatore olandese a Old Trafford. Lukaku ieri si è regalato una notte da rifinitore, suoi gli assist per le reti di McTominay e Neres. Ha fatto centro su rigore, ma più del gol ha colpito la sua evoluzione in regista offensivo. Altri 30 milioni spesi bene e le obiezioni sull’età non valgono: a 31 anni, Lukaku ha perso qualcosa in esplosività, ma ha guadagnato in esperienza, visioni e “letture”. Capisce di più la partita e la interpreta meglio. E poi David Neres, acquisto quasi sotto traccia, come se il brasiliano fosse uno scarto del Benfica. Altri 30 milioni fruttuosi, 28 più due di bonus. Tre giocatori, quasi 100 milioni, più o meno il prezzo virtuale di Osimhen, in prestito al Galatasaray. Conte rompe le scatole ai presidenti, ma se i presidenti lo accontentano, vanno a dama. Conte ha rianimato una squadra prostrata e, per quanto si arrabbi, non spegnerà l’opinione diffusa sul Napoli candidato forte allo scudetto.