L’attaccante del Napoli, Romelu Lukaku, ha rilasciato un’intervista ai canali ufficiali della società. Ecco le sue parole:
“Sono nato ad Anversa, una città nel nord del Belgio. Mio padre era calciatore nella serie A belga, poi siamo andati un po’ in giro da Anversa a Liegi, poi Bruxelles. Quando siamo tornati ad Anversa ho iniziato a giocare a calcio all’età di sei anni. Era a 20 minuti da dove vivevamo, non avevo la macchina, quindi sono andato a giocare in una squadra regionale. Ho giocato un anno lì, poi è arrivato il Lierse a prendermi e sono rimasto lì due anni, abbiamo vinto anche il campionato del belgio due volte.
Poi mi sono trasferito all’Anderlecht, la squadra della mia infanzia. Il mio debutto all’Anderlecht mi ha dato una sensazione fortissima, era qualcosa che sognavo da quando avevo sei anni. Quando ho visto Kompany fare l’esordio all’Anderlecth, ho pensato che se l’aveva fatta lui potevo riuscirci anch’io. Ha le mie stesse origini, anche suo padre è congolese. E’ di Bruxelles. Anche lui ha fatto l’Academy quindi quando ha debuttato mi ha spinto ad andare avanti e a provare a fare lo stesso. Ho giocato la mia prima partita e subito dopo ho pensato solo a segnare gol, cosa che ho fatto alla mia seconda presenza.
Da ragazzo ero molto timido, non parlavo molto con la gente, ero concentrato ad avere successo nel calcio e sono rimasto così. Quando inizialmente non conosco le persone, sono un po’ le distanze, ma quando le persone sono buone con me, ci metto cuore e anima e do tutto me stesso. Se vedo qualcosa di diverso, posso essere un po’ così. Questo mi è rimasto, ma sono molto calmo su tutto il resto. Gioco molto alla PlayStation. I miei figli sono la parte più importante della mia vita e sono concentrato al 100% sul calcio perché è il mio lavoro e anche la mia passione. Mi piace giocare e anche guardare un sacco di partite se giochiamo.
Idolo? Drogba, quando ero più piccolo. Poi Henry, Ronaldo e anche Anelka. Ma devo dire anche Eto’o. Ho avuto la fortuna in carriera mia di incontrare quattro di loro su cinque.
Napoli? Quando è uscita la notizia del contatto… Io sono una persona che guarda molto Instagram e c’erano tanti messaggi dei tifosi del Napoli. Poi ho parlato con Mertens, che conosco da quando avevo 17 anni. Avevo già un amico fidato che mi preparava alla vita qui. Si vede che rappresenti un’intera città e la sua gente. È fantastico da provare. Ti dà energia per dare il massimo ogni giorno. Quando vedi i giocatori, i fisioterapisti, magazzinieri, e tutti quelli che lavorano qui, sono tutti veri napoletani che amano il club. Questo ti fa sentire bene ma c’è anche una grande responsabilità per dare il massimo.
La presentazione? Ho detto WOW. Ho sentito un’atmosfera diversa con un’energia davvero positiva. Sì, ho fatto gol, ma abbiamo vinto, che è la cosa più importante. Come giocatore ora prendo le cose giorno per giorno. Cerco di dare un po’ di più ogni giorno e vedo il risultato alla fine della stagione.
Mi diverto una volta finita la stagione. Quando finisce una stagione per i primi dieci giorni vado al mare con i miei figli e mi diverto e cerco di uscire con i miei amici quando posso. Tuttavia, una volta iniziata la stagione sono dieci mesi di sacrificio in cui tutti devono dare il 100%. Vedrai il risultato alla fine. Se vinci allora vinci, se non vinci devi fare di più la prossima stagione e cercare di capire dove devi migliorare in modo da vincere l’anno dopo. Questa è la mia vita. Ci saranno persone che saranno così… È noioso ma non mi interessa, sono fatto così. Questa è la vita che ho condotto per diventare il giocatore che sono oggi.
Hai imparato qualche parola o detto napoletano? No, ma quando vado dal fisioterapista la mattina cerco di capire cosa si dicono i ragazzi ma è dura, pian piano ci arriverò. Dammi un paio di mesi poi spero di fare due chiacchiere con qualcuno quando vado al supermercato, chissà!
Ciao, tifosi del Napoli. Sono Romelu Lukaku. Grazie per il supporto alla squadra. Spero che faremo una bella stagione”.