Qual è la squadra perfetta per Antonio Conte? Lo ha scritto anni fa nell’autobiografia “Testa cuore e gambe”, in cui ripercorre un lungo tratto della sua vita e della sua carriera. Racconta che nella Juve guidata trent’anni fa da Marcello Lippi, reduce da un anno a Napoli, scoprì qual è la formula per far funzionare un gruppo: «Bisogna sapere essere campioni e anche gregari».
Ed è quello che stanno facendo i giocatori del Napoli, quelli che guida da due mesi e mezzo. Giocano bene, corrono, lottano, vincono. Conte è riuscito a stimolare quelli che c’erano e ad integrare i nuovi. Ne è un esempio lo scozzese McTominay. Sceso in campo contro il Palermo, ha segnato il gol del 5-0 e poi ha baciato la maglia e questo perché, aveva spiegato nei giorni scorsi, si è subito legato al Napoli: «Ho sentito il fuoco quando ha chiamato Conte». Che ha lasciato una traccia importante in Premier League ai tempi del Chelsea. Domenica si riaccendono le luci del Maradona per la partita contro il Monza, penultimo in classifica. Conte contro Alessandro Nesta, altra bandiera della Nazionale.
Ma anche Conte contro Galliani, il plenipotenziario del Monza con cui ebbe uno scontro ai tempi del Milan e della Juve, con reciproche accuse sul potere dei due club. Acqua passata. Anni fa Galliani, già manager del Monza, rivelò che lui e Berlusconi avevano cercato di convincere Conte ad accettare la panchina del Milan ma in quel momento era in calo l’appeal del club rossonero.