Lo scudetto del 1987, ma anche la coppa Uefa dell’89. Ottavio Bianchi ha scritto pagine indimenticabili nella storia del Napoli. E oggi – seppur da lontano – continua a seguire le sorti degli azzurri. Come? Con passione, ovviamente. Quella che lui stesso ha saputo imparare dal popolo napoletano che in questi giorni sembra essere tornato a sognare grazie alle gesta della squadra e al carisma di un allenatore come Antonio Conte che a detta di Bianchi «È l’uomo giusto per gestire un certo tipo di situazioni».
Bene, a cosa si riferisce?
«Napoli vive di calcio e di entusiasmi: nei pro e nei contro. I giocatori che abitano qui o si sentono fenomeni o soffrono la pressione. E infatti ce ne sono alcuni che finiscono per non sentirsi a proprio agio».
E Conte?
«Visto dall’esterno mi sembra maestro nella gestione di queste dinamiche che vanno anche al di là del campo. Insomma: mi sembra che sia l’allenatore giusto al posto giusto».
Diceva di Napoli e dell’entusiasmo della città.
«Personalmente ho sempre pensato che è meglio avere entusiasmo che negatività. L’entusiasmo ti porta a giocare per il pubblico, è un po’ come il teatro».
Ovvero?
«Puoi essere anche il migliore attore del mondo, ma se non trovi il consenso dello spettatore hai fallito e soffri. I risultati di solito nascono dal connubio tra entusiasmo senza esagerazioni e rispetto dei ruoli. Ognuno deve fare il suo».
«Puoi essere anche il migliore attore del mondo, ma se non trovi il consenso dello spettatore hai fallito e soffri. I risultati di solito nascono dal connubio tra entusiasmo senza esagerazioni e rispetto dei ruoli. Ognuno deve fare il suo».
Conte che ruolo sta interpretando?
«Sta facendo il leader e vuole che ognuno sia al proprio posto. Sa bene che per le tattiche sono bravi tutti. Lui ha capito che a fare la differenza è il concetto di squadra, ovvero l’allenatore supportato dalla società che lo lascia lavorare secondo le proprie idee, con dei giocatori che lo seguono in tutto e per tutto».
Lei ha sempre detto che vincere per la prima volta è difficile ma ripetersi lo è ancor di più.
«Il campionato italiano ne è la prova: chi è che ha vinto per tanti anni di fila? Quasi nessuno. Perché ci si adagia, mentre dopo il successo ti devi preparare subito ad un’altra sfida. In questo Conte è perfetto. Vuole vincere sempre. Era così anche da calciatore, me lo ricordo come mediano. Era uno che lottava su ogni pallone».
Quindi secondo lei quanto è determinate un allenatore come
Conte?
«Come dicevano i miei maestri l’allenatore non è determinate, ma fa andare la macchina come se fosse una monoposto di F1. Ti fa andare più veloce, ma serve la macchina. Se non hai telaio e motore non vai da nessuna parte. Ma è altrettanto vero che se l’allenatore non è capace ti fa andare a sbattere già alla prima curva».
Il Napoli arriva dal flop della passata stagione…
«Per certi versi può essere un vantaggio, anche perché la struttura della squadra non è cambiata radicalmente rispetto all’anno dello scudetto. E poi Conte ha un grande vantaggio».
Prego…
«Non avendo le coppe può preparare la partita una volta a settimana mentre gli altri lo devono fare ogni 3 giorni. Le altre avversarie per il titolo rischiano di più avendo più impegni. Essere fuori dalle coppe è un grande vantaggio per il campionato. Puoi avere tutti i ricambi possibili, ma alla fine i giocatori chiave sono sempre quelli. Quindi il Napoli deve assolutamente approfittare di questa situazione di vantaggio».
Vede già altre favorite per il titolo?
«Èun po’ presto. Posso dire che gli allenatori non devono trovare formule magiche, ma la soluzione a quei numeretti che chiamiamo “tattiche”. Devono lavorare bene in base ai giocatori che hanno a disposizione. Se poi hai giocatori validi e un ambiente serio diventa tutto più facile. Conte in questo è molto bravo perché vuole che ognuno faccia la sua parte e lui supervisiona con grande attenzione».