Viviani: “L’obiettivo è ritornare in alto; bisogna puntare alla Coppa Italia”

0

A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Fabio Viviani, allenatore dell’Hatta Club, già ex vice di Reja fra il 2004 ed il 2009 a Napoli, nonché ex giocatore del Milan e Vicenza, vincitore della Coppa Italia 96/97. Di seguito, un estratto dell’intervista.
Lei è stato al Napoli dai bassifondi della C fino alla massima serie: c’era già la sensazione di fare grandi cose?
La proprietà è sempre stata equilibrata dal punto di vista finanziario: questo è sempre stato un grande punto di partenza, soprattutto resistere alle pressioni della piazza che, come tutte, vuole vincere il più velocemente possibile. Se hai una proprietà che vuole fare le cose in modo corretto, costruisci piano piano: De Laurentiis ha alzato l’asticella anno per anno, dimostrandosi lungimirante, vincendo lo scudetto, e poi è sempre complicato mantenersi. La non amata Juventus è sempre in alto, dimostrano di essere una squadra di alto livello: l’anno scorso è stata una stagione sciagurata.”
Un altro scudetto con Conte?
“Quella parola lì è complicata, quasi proibita… L’obiettivo principale, in questo triennio, è di ritornare in alto: l’ultimo anno di Sarri sei arrivato lì, vuol dire che la squadra è importante, arrivano giocatori prestigiosi ed il piazzamento in Champions è un’attrattiva in più per tutti, è tutto un circolo positivo”.
Coppa Italia: si aspetta qualche sorpresa?
“Bisogna stare attenti, visti gli ultimi risultati. Il Napoli deve puntare alla Coppa Italia, Conte potrà approfittare di questa circostanza per giocare qualcuno che ha un minutaggio inferiore agli altri. Purché, però, ci sia equilibrio: farne giocare troppi, può essere negativo: non perché non siano all’altezza, ma perché non è sano cambiarne tanti. Vanno schierati, secondo me, qualcuno vicino agli undici su cui puntare”.
Le è piaciuto il Napoli col 433?
“Avere attaccanti come Kvara e Lukaku, e poter concedere loro tanto campo, è una possibilità in più per aggredire: contro la Juve sono stati molto attenti, poco offensivi, ma è giusto che sia stato così vista la caratura dell’avversario. Quella degli attaccanti del Napoli è una forza importante e mi sarei aspettato più aggressività, ma sono in work in progress, visti i movimenti di mercato. Ci vuole un po’ di tempo in più, però i risultati stanno arrivando”.
Come giudica l’inizio di Thiago Motta sulla panchina della Juve?
“Pensavano tutti di vedere una Juventus spumeggiante come il Bologna, ma la realtà è che ci vuole tempo per cambiare abitudini ed attitudini. Le idee sono buonissime, ci vuole tempo per applicarle, tenendo presente che la pressione sui giocatori della Juventus è molto alta. Per poter giocare bene in avanti, si deve avere una solidità importante in difesa. I giocatori hanno coscienza che possono subire pochi tiri, e quindi possono proporre, di conseguenza, un gioco più propositivo”.
Dopo il Palermo ci sarà il Monza, ancora a caccia della prima vittoria: è una squadra che può mettere in difficoltà il Napoli?
“Il Napoli sta dimostrando la solidità tipica delle squadre di Conte. Il Monza, l’anno scorso, s’è messo in luce perché ha fatto un campionato al di sopra delle loro aspettative. Questo è un anno di assestamento, dopo il cambio allenatore: serve pazienza anche per loro, non è una squadra molle, hanno grandi dirigenti alle spalle”.
Nesta è al primo anno di Serie A, un altro dei campioni del mondo del 2006…
“Quella generazione ha prodotto grandi allenatori, ma quando appendi gli scarpini al chiodo devi iniziare daccapo. Quello di Nesta è stato un percorso diverso dagli altri: è partito dagli Stati Uniti, poi ha fatto la B, sta crescendo anno per anno”.
A proposito di allenatori, forse si è stati troppo severi con Fonseca?
“Sicuramente sì, purtroppo è così il calcio. Dare tutte le responsabilità all’allenatore è scorretto. Trovare il modo di entrare nella testa dei giocatori e cercare di apportare qualche modifica, anche lui sta cercando di conoscere un gruppo per farlo rendere al meglio. Il derby è una partita che non fa testo, anche se è stata una partita molto bella, però, come quello di Roma e Torino, ti cambiano completamente l’umore durante la stagione. Il Milan deve fare grandi risultati e non può bastare solo la vittoria del derby. Le aspettative sono alte”.

Factory della Comunicazione

Potrebbe piacerti anche
Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato.

For security, use of Google's reCAPTCHA service is required which is subject to the Google Privacy Policy and Terms of Use.