L’approfondimento di Maurizio Santopietro: “Conte, il “formatore””
In questa cinquina di partite, Conte, ancora prima dei principi tecnico-tattici, ha dovuto lavorare in particolare sulla struttura caratteriale del gruppo squadra, la cui evidente fragilità si era manifestata già alla terza gara dello scorso anno (in casa contro la Lazio), aggravandosi cronicamente lo corso anno e ricomparsa nell’esordio shock contro il Verona, al gol di Livramento, al quinto minuto della ripresa, sbriciolando subito le (false) sicurezze degli azzurri: i fantasmi del precedente campionato, erano ancora lì, nelle loro menti a tagliar loro fiato e gambe, a ottenebrare la volontà di reazione. La debolezza morale, paradossalmente, è stata espressione di un egregio, primo tempo, segno di una “nobiltà decaduta, confermata poi dalle statistiche di fine gara a favore dei partenopei:
Possesso palla: 33.3% 66.7%
Tiri in porta: 4 4
Tiri totali: 9 14
Pali / Traverse : 0 1
I numeri di cui sopra hanno testimoniato: a) la voglia di “fare la partita e, nel contempo, b) l’incapacità di reagire alla prima frustrazione, pur avendo a disposizione l’intero secondo tempo (più eventuale recupero) per provare almeno a pareggiarla. La partita di Verona è stata la coda del trend “ moralmente depressivo” dello scorso torneo in cui gli azzurri hanno fatto registrare sia il maggior numero di tiri in porta (638, realizzando 54 gol) – quando l’Inter, ad esempio, ne ha effettuati 580, riuscendo a trasformarli in rete ben 87; sia il maggior numero di calci d’angoli (126). Conte sottolineerà esterrefatto, nella conferenza stampa post gara, l’immane smarrimento, la profonda insicurezza quale causa della catatonìa dei suoi giocatori. Ecco che, per l’allenatore salentino, diventava prioritario il lavoro di rafforzamento sul “carattere”, ricostruendone il profilo morale, caratteristica basilare, indispensabile per forgiare adeguatamente lo spirito di squadra, ancor prima della tattica, prima della tecnica e prima dell’estetica. Nelle successive gare, contro il Bologna, pur concedendo inizialmente campo e una situazione pericolosa, la squadra ha preso coraggio al vantaggio, dando però l’impressione di essere facilmente penetrabile nelle retrovie, atteggiamento caratteriale e tattico riscontrabile, in maniera molto più evidente nella partita contro il Parma, a cui ha lasciato un numero elevato di occasioni-gol. Tale tendenza è stata confermata anche contro il Cagliari, che ha avuto oltre una decina di occasione. L’atteggiamento tattico prudente, accorto e difensivistico mostrato contro la Juve, altro non era che la constatazione del relativo grado di compattezza tacttico-caratteriale, morale della squadra, fin qui ancora non sufficientemente stabile, affidabile, in attesa del completo inserimento dei nuovi, (McTomenay, Neres e Gilmour), che dovrebbero contribuire al rafforzamento: di una sana autostima, del piano motivazionale, dell’identità tattica, del livello tecnico e della ragione estetica. Le gambe non girarono, se l’allenatore non “entra nella mente e nell’animo” dei suoi calciatori, “sporcandosi le mani…”
A cura di Maurizio Santopietro