Mario Rui ha diffidato il Napoli perchè, evidentemente, vede compromesso il proprio utilizzo, o pregiudicato per ciò che concerne la preparazione e gli allenamenti, essendo considerato un fuori rosa. In questo caso – ha detto l’avvocato ed eminente esperto di diritto sportivo a Radio Marte nel corso di Marte Sport Live –, la società ha 5 giorni di tempo, dalla notifica della diffida, per provvedere al reintegro, ammesso che il reintegro sia necessario.
Il giocatore ha diritto non solo ad allenarsi con i compagni e ad utilizzare le stesse strutture della prima squadra, ma anche negli stessi luoghi ed orari, chiedendo di partecipare alle esercitazioni tecniche e tattiche, come pure le partitelle: tutto ciò costituisce forte motivo di contendere, perché il collegio arbitrale dovrà decidere se la società esercita mobbing non facendo partecipare il giocatore alle esercitazioni. Questo è un esempio di ciò che, in genere, è motivo di grande discussione.
Il Napoli rischia un risarcimento del danno, nel minimo previsto del 20% del contratto annuo lordo, in caso di accertato mobbing da parte del club. Dovesse essere reintegrato ovviamente non è obbligatorio inserirlo nella lista dei 25 o convocarlo per le partite. E’ infatti da precisare che le decisioni tecniche sono devolute a responsabilità esclusiva dell’allenatore: la società non può intervenire sulle scelte del mister. Il rifiuto di Mario Rui a sei proposte per essere ceduto non c’entra in questa situazione.
Il consenso da prestare per un trasferimento è completamente avulso da quelle che sono le decisioni tecniche e le considerazioni in materia di mobbing: sono argomenti che assolutamente non fanno presa e non hanno nessuna motivazione in sede di eventuale procedimento arbitrale. Come andrà a finire, secondo me? Non lo so, ma l’esperienza mi porta a dire che, se la situazione può essere messa a posto, verrà fatto: il club non vorrà pagare il 20% e sinceramente non penso proprio che il Napoli alla fine avrà multe o sanzioni”.