E’ stato, ad esempio, stretto collaboratore di Mourinho, con cui ha vinto il Triplete, è stato vicino a Mancini nella conquista di un titolo Europeo che resta un fiore all’occhiello nel deserto dell’ultimo decennio della Nazionale, ed è ora un riferimento imprescindibile per Antonio Conte. Uno che sa individuare i punti di riferimento essenziali per la conquista dei risultati e che – secondo una leggenda che tale probabilmente non è – alla prima telefonata di De Laurentiis che gli offriva la panchina del Napoli non ha risposto ponendo le condizioni per la conferma di Kvara o l’acquisto di Lukaku, per lo stop a Di Lorenzo o per una campagna acquisti di alto livello, ma spiegando che nel suo staff, anzi al vertice organizzativo del suo staff ci sarebbe dovuto essere Gabriele Oriali. Ora verrebbe da chiedersi perchè. Perché è stato così importante per Mourinho, per Mancini e ora per Conte, con i loro caratteri così differenti. Forse perché Oriali, insieme alla competenza e alla possibilità di sussurrare un consiglio anche tecnico, ha una qualità quasi sconosciuta nel mondo del calcio. Saper guardare alle fortune del gruppo, agli interessi collettivi, ai particolari che fanno le storie importanti, senza mai cercare di sovrastare qualcuno, di mettersi in mostra.
Factory della Comunicazione
71 anni, cresciuto nell’Inter dove ha giocato fino al 1983. Gli ultimi 4 anni con i viola. Oro Mondiale nel 1982 con la Nazionale.
Un vita da mediano, anche nella sua seconda vita da dirigente che è costellata di successi. Sì, perché a differenza di tanti, che si sono scelti il ruolo di dirigente dopo aver magari fallito l’esperienza da allenatore, Gabriele Oriali appena si è tolto maglietta e pantaloncini, ha scelto di non indossare una tuta ma un abito blu. Scegliendo subito un ruolo operativo da dirigente, che lo ha portato – agli inizi della nuova carriera – a conquistare due promozioni di seguito con il Bologna, poi una Coppa Uefa e una Coppa Italia col Parma, prima – come detto – di arrivare a festeggiare il Triplete o un Campionato d’Europa. Oppure uno scudetto con Conte e adesso una partenza lanciata con il “suo” Napoli. Il “suo” Napoli? Oriali non direbbe mai – a ragione – una cosa del genere. Ma di sicuro non può essere casuale quel suo curriculum pieno di ottime cose, non può essere casuale che tanti grandi allenatori lo abbiano voluto o lo vogliano ancora con loro, non può essere casuale che -in tanti film di successo – ci sia la sua partecipazione diciamo così straordinaria. Perché anche una vita da mediano può essere meritatamente da Oscar.