CdS – Sette minuti di vergogna alla Unipol Domus Arena di Cagliari

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Il Napoli ha battuto il Cagliari ieri alla Unipol Domus Arena per la quarta giornata di campionato di Serie A. Ma la cosa che ha dato un sapore amaro alla gara è stato lo stop per gli scontri fra le due tifoserie, quella di casa e quella azzurra, come racconta il Corriere dello Sport. “L’atavica rivalità tra gli ultras di Cagliari e Napoli è sfociata anche ieri in momenti di tensione, vergogna, inciviltà e due feriti non gravi: ustione a un polpaccio per uno steward causata da un fumogeno e ferita al capo per un tifoso del Cagliari colpito da una bottiglia. Partita sospesa dal 25′ al 32′ del primo tempo, con il rumore dei petardi sullo sfondo a sporcare l’aria e l’eco dei cori dei bambini della Curva Futuro, un pezzettino di straordinaria civiltà ritagliato in un angolino della Curva Sud. Al polo opposto del caos.

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Il teatro dei fatti è proprio il lembo di Sud confinante con il Settore Ospiti: i tifosi del Napoli esibiscono uno striscione offensivo e scoppia la tensione; quelli del Cagliari rispondono a suon di fumogeni. Comincia un fitto scambio e in Curva Nord, dall’altro lato dell’Unipol Domus, parte un pericolosissimo show di petardi. Scoppiano a ripetizione e piovono fumogeni: incredibile che siano entrati allo stadio. Alcuni arrivano dietro la porta che in quella fase della partita è occupata da Scuffet, il portiere del Cagliari che si allontana fino al centrocampo, e altri arrivano in campo. Un petardo manda in tilt uno dei cronometri digitali installati a bordocampo che si ferma al 30’5″.
La Penna sospende la partita, è il 25′: «Per motivi di ordine pubblico», annuncia lo speaker. Sette interminabili minuti di vergogna. Ai piedi della Curva Sud, intanto, arrivano i celerini e ancora lo speaker ricorda che c’è il rischio della sconfitta a tavolino. Al 32′ si riprende a giocare, eppure perdono tutti la faccia. Tutti tranne i bambini: loro non hanno mai smesso di cantare anche durante il caos. Spiegando agli adulti violenti che lo sport, quello vero, è puro.
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