Il Mattino – Napoli, le tappe della ripartenza: dal fallimento alla stabilità

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Il Mattino oggi in edicola ripercorre le due decadi di Aurelio De Laurentiis al timone del Napoli. Era infatti il 10 settembre 2004 quando l’attuale patron azzurro firmò il contratto per l’acquisto del titolo sportivo del club azzurro, fallito un mese prima. In una suite dell’Hotel Vesuvio, a lungo il suo quartier generale, c’erano il curatore fallimentare Nicola Rascio, il manager della Filmauro Maurizio Amati, il notaio Roberto De Falco e l’avvocato Giuseppe Cipriani Marinelli, presso il cui studio, in via del Maio di Porto, vi è tuttora la sede legale della società, all’interno della quale furono firmati gli assegni circolari da 29.5 milioni di euro, lievitati poi a 32 dopo la promozione in Serie B del 2006. In quel momento ebbe inizio un’avventura lunga 20 anni, che ha portato a risultati di prestigio culminati nello storico scudetto dell’annata 2022-23.

Nel corso degli anni, una considerevole fetta di tifoseria ha spesso fatto ironia sugli “scudetti dei bilanci” che De Laurentiis e l’ad Chiavelli ostentavano quando lo scudetto sul campo veniva sfiorato. Il numero uno azzurro non ha mai cercato facili consensi né è interessato a piacere a tutti (anche a chi governa nei Palazzi del calcio: le sue battaglie su riforme e diritti tv, spesso con toni aspri, le combatte da fuori). Tuttavia, a detta del quotidiano, la sua attenzione agli investimenti può essere interpretata ancor più chiaramente dopo l’ultimo mercato estivo, chiuso con spese per 150 milioni benché non vi siano gli introiti Champions e Osimhen sia partito per Istanbul ma soltanto in prestito. Tre dei quattro acquisti della sciagurata annata post-tricolore, LindstromCajuste e Natan, sono invece andati a giocare altrove per un anno.

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