“Auguro a De Laurentiis di vincere ancora col Napoli. Vi spiego come Aurelio mi affidò la rinascita azzurra”

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Pierpaolo Marino, dirigente sportivo, ha parlato ai microfoni di Marte Sport Live del Napoli, nella giornata in cui ricade il ventesimo anniversario dall’inizio della presidenza di Aurelio De Laurentiis.

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Per i venti anni da presidente del Napoli auguro a De Laurentiis di vincere non uno ma altri due scudetti, con Conte in panchina. Così supererebbe Ferlaino e diventerebbe anche il presidente più vincente della storia azzurra. Venti anni fa De Laurentiis portò gli assegni circolari per acquistare il Napoli ma a me chiamò già il giorno prima, il 5, per affidarmi l’incarico. Mi contattò e pensavo fosse uno scherzo, perché all’epoca ero ad Udine… Mi chiamò al mattino, verso le 8:30. Me lo passarono, sentii la sua voce e pensavo fosse uno scherzo. Si presentò e disse: ‘Sono avellinese come te’, perché ha origini di quelle parti. Capii che faceva sul serio, e mi disse: ‘Con lei posso rifondare un Napoli che arrivi in Champions in pochi anni‘. Mi mandò un biglietto aereo per la Svizzera, informai Pozzo e fui autorizzato a recarmi da Aurelio. Mi venne a prendere il figlio Luigi, arrivammo a Gstaad, dove stava girando il film di Natale, sul tardi, intorno alle 23. In albergo trovai De Laurentiis e Chiavelli, parlammo fino alle 6:00 del mattino. Parlammo di tutto, invece per trovare l’accordo impiegammo 5 minuti. Con i Pozzo ero stato 10 giorni a Napoli perché eravamo interessati anche noi ad acquistare il Napoli, con un progetto importante che avrebbe previsto per me il ruolo di presidente. Ma il progetto di Aurelio è stato molto importante. Lasciai l’Udinese qualificata in Champions, praticamente, per il Napoli in C. Ma fu una questione di cuore. Quell’Udinese che lasciai avevo appena acquistato Di Natale. Avevo sempre sognato di tornare a Napoli, dopo i miei trascorsi degli anni precedenti, e finalmente ci riuscii. Aiutare il Napoli a risollevarsi mi sembrava una missione da compiere, come quando si va ad aiutare un caro parente ammalato, per farlo guarire. Il nostro Napoli guarì subito e, in qualche anno, arrivammo subito in coppa. Mi faccio i complimenti, perché ho costruito le fondamenta. Ho insegnato io a De Laurentiis? Nessun insegnamento, ma gli ho trasfuso la mia esperienza. Il momento più emozionante è stata la promozione in A del 10 giugno 2007. Fu una cosa bellissima, travolgente. Nemmeno per il primo Scudetto ricordo una festa simile a quella che trovammo in città quando tornammo da Genova, con due ali di folla ad accompagnarci in giro”.

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