Non sembrano professionisti nel senso che non hanno un controllo diretto dei canali della ricettazione. E potrebbero essere rimasti isolati, dopo il clamore per la rapina messa a segno. Parliamo dei quattro malviventi che hanno consumato il colpo – tra sabato e domenica notte – ai danni del calciatore del Napoli David Neres, poco dopo la fine della partita vinta dagli azzurri contro il Parma. Un raid fulmineo, organizzato in modo militare, su cui sono in corso le indagini. C’è una traccia investigativa, ma anche un paio di sospetti.
Punto primo: ad entrare in azione sono stati in quattro, probabilmente legati allo spaccio di droga in zona rione Lauro; secondo punto: il bottino scotta, l’orologio da 100mila euro non è facile da piazzare (salvo essere svenduto per pochi spiccioli), specie per chi non ha contatti con ricettatori di fiducia. Poi c’è un terzo possibile retroscena, che riguarda l’ipotesi della talpa, dell’uomo della soffiata, che ha consentito alla gang di rapinatori di agire a colpo sicuro.
Ma andiamo con ordine. Il caso dovrebbe essere affidato al pool reati consumati nei pressi di attività sportive, una sorta di sezione investigativa costituita da quattro pm e coordinati dal procuratore aggiunto Antonio Ricci. Intanto, sono in corso le indagini della Squadra Mobile del primo dirigente Giovanni Leuci, che stanno raccogliendo particolari da incastrare nel mosaico investigativo. Due giorni fa, l’asso brasiliano è stato ascoltato in Questura dagli uomini della Mobile. Ha confermato la versione resa nell’immediato agli uomini della Digos: «Hanno sfondato il finestrino, hanno puntato un’arma e hanno indicato l’orologio che avevo al polso. L’ho consegnato e sono scappato», è la sintesi del racconto.
Neres era solo in auto, contrariamente a quanto si era capito nelle battute iniziali delle indagini, solo in un secondo momento ha avuto modo di ricongiungersi alla moglie. Ha avuto pochi istanti a disposizione per mettere a fuoco la scena, è rimasto sorpreso e incapace di reagire, considerando anche la stanchezza per la pressione agonistica subita durante la partita. Indagini in corso, caccia ai quattro malviventi. Agli atti sono finite alcune immagini ricavate dal sistema di protezione che copre la zona che va dallo stadio Maradona a via Bixio, dove si è consumato l’assalto. Nel fascicolo anche la testimonianza di una donna, che ha assistito all’assalto e che ha fornito alcuni particolari alle forze di polizia. Resta il nodo della soffiata. Qualcuno ha avvisato la gang del passaggio del minivan in cui viaggiava Neres. I vetri erano oscurati, si indaga sulla presenza di una talpa.
Uno “specchiettista” per dirla in gergo, che era al corrente del fatto che in quel taxi privato ci fosse il calciatore con l’orologio da 100mila euro al polso. Un bene difficile da capitalizzare, sembra di capire. Un Nautilus, simile – per fare un esempio – a quello portato al polso da Carlo Ancelotti. Dopo il clamore, i canali di ricettazione sono serrati, la refurtiva scotta e i quattro malviventi entrati in azione non sono ritenuti affidabili: sono passati dalla droga alla rapina, passando in un campo in cui contano esperienza e riservatezza. Trema – facile a dirlo – la talpa che ha informato la gang all’ombra del Maradona. Fonte: Il Mattino
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