Paolo Ziliani, mai ammiratore di Conte, è spietato nella sua analisi totale

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Dopo aver depresso la truppa ricordandole quanto scarsa fosse, Conte in versione Mortimer comincia l’avventura mandando a picco il Napoli. Da 15 stagioni il Napoli è una potenza del calcio italiano, il solo passaggio a vuoto è avvenuto un anno fa con Garcia, Mazzarri e Calzona, ma per “Andonio” l’eccezione è stata la stagione-scudetto di Spalletti: senza alcun rispetto per il club. Mentre lui piagnucola, Zanetti (600 mila euro di stipendio) con i carneadi del Verona gli asfalta la squadra Sarà anche vero che i pasticci di mercato di De Laurentiis, col gigantesco equivoco Osimhen-Lukaku non risolto (e a quel che pare non facilmente risolvibile), abbiano messo a mal partito Antonio Conte costringendolo a lavorare su una squadra la cui fisionomia non è ancora chiara a nessuno (ma se è per questo, non è che Motta e Fonseca, solo per fare due nomi, stiano lavorando in condizioni diverse); ma è altrettanto vero che il nuovo allenatore del Napoli, il più pagato di tutta la Serie A (6,5 milioni netti; con i bonus può arrivare a mettere in tasca fino a 8 milioni), pur con tutte le attenuanti del caso ha portato ieri il Napoli, al debutto in campionato, a perdere 3-0 in casa del Verona che oltre ad avere il secondo allenatore meno pagato della Serie A (Zanetti, 600 mila euro), è il club che dopo aver venduto tutti i suoi pezzi pregati nel gennaio scorso al fine di evitare il fallimento (Hien, Ngonge, Terracciano, Kallon, Faraoni, Hongla, Doig, Djuric e Günter) e aver dato fondo al magazzino anche nel mercato in corso (Cabal, Noslin, Henry, Folorunsho), mettendo insieme i resti di Baroni e una manciata di facce nuove e di nomi che a parte pochi addetti ai lavori nessuno aveva mai sentito nominare ha letteralmente asfaltato – e ho detto asfaltato – il Napoli di Conte. Per la cronaca: non più tardi di una settimana fa il Verona, al Bentegodi, era stato eliminato in Coppa Italia dal Cesena (1-2), che un anno fa giocava Serie C. Che il debutto in campionato del Napoli nascesse sotto una cattiva stella lo si era capito nella conferenza stampa della vigilia nel corso della quale Conte aveva dato il via in grande stile alle sue geremiadi frignando e piagnucolando come nei momenti clou della sua carriera di “Piagnone d’Oro”. Ricordare ai giocatori quanto scarsi fossero stati nell’ultima stagione, che era quella alla quale occorreva fare riferimento, mentre l’anno dello scudetto era stato solo un ingannevole “tranello”, non è stata forse un’idea geniale e non ha certo galvanizzato la truppa. Detto questo, senza dimenticare che siamo solo all’inizio di un nuovo e (si spera) lungo cammino, Conte dovrebbe forse rispondere a un paio di semplici domande: per farci capire. La prima è se Conte ritiene che la formazione del Napoli scesa in campo a Verona sia più scarsa, anzi tre volte più scarsa, come il risultato lascerebbe intendere, della formazione schierata dal Verona.

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Le ricordo qui. HELLAS VERONA: Montipò; Tchatchoua, Dawidowicz, Coppola, Frese (59′ Magnani); Serdar (21′ Belahyane), Duda, Kastanos (59′ Suslov); Livramento (73′ Harroui), Lazovic; Tengstedt (73′ Mosquera). Allenatore: Paolo Zanetti. NAPOLI: Meret; Di Lorenzo, Rrhamani, Juan Jesus (79′ Ngonge), Mazzocchi; Lobotka, Anguissa, Spinazzola (51′ Olivera); Politano, Kvaratskhelia (49′ Raspadori), Simeone (79′ Cheddira). Allenatore: Antonio Conte.

La seconda è se da un allenatore cui la società paga uno stipendio super milionario, e che quindi dev’essere in possesso di qualità straordinariamente speciali e uniche, non sarebbe il caso di aspettarsi, specie quando incontra un collega che guadagna un dodicesimo del suo stipendio, un pezzo di bravura che giustifichi il prezzo del biglietto (o meglio, del bonifico bancario) soprattutto in momenti di difficoltà e di emergenza quali quelli che indubbiamente il Napoli vive oggi. Perchè alle conferenze stampa di Zanetti non va nessuno, ma forse Zanetti – che ieri ha dato scacco matto a Conte in tre mosse – avrebbe ben altre e più pesanti rimostranze da fare rispetto al valore e alla qualità della sua rosa.

La terza domanda, visto che Conte ha passato l’intera estate a ricordare che il Napoli un anno fa ha incassato una montagna di gol (48) mostrando spesso uno spirito di reazione inesistente – e questo era dunque il primo problema al quale sarebbe stato necessario mettere mano -, è quale lavoro abbia fatto sulla testa dei giocatori Conte se al pronti-via della nuova stagione il Napoli ne ha presi 3 dal Verona, squadra che lotterà per non retrocedere, squagliandosi come neve al sole gol dopo gol e ripartenza dopo ripartenza. Senza che nessuno lo zittisse mai, Conte non ha fatto altro che gettare melma su quello che il Napoli è stato in questi ultimi anni arrivando addirittura a definire un “tranello” la stagione conclusasi con un trionfale scudetto. Così dicendo Conte manca di rispetto a un club che negli ultimi non cinque, non dieci, ma quindici anni è stato sempre e autorevolmente al vertice del calcio italiano. Come il grafico che pubblico sotto dimostra, l’unico “tranello”, nel senso di passaggio inaspettato, è stato semmai quello della stagione scorsa: non certo l’anno dello scudetto, che è stato invece il coronamento di quattro campionati in cui il Napoli è passato dal 7° al 5° al 3° al 1° posto. E nelle quattro stagioni precedenti il Napoli aveva collezionato tre secondi posti (con lo scudetto scippato da Orsato che tutti ricordano) e un terzo posto. Da quindici anni, che nel calcio sono una vita, a dispetto delle malefatte subite dal Palazzo il Napoli è stato ed è una potenza del calcio italiano: Conte dovrebbe quindi cominciare a rispettare la storia del suo club, considerare “fuori norma” l’unica stagione andata a male e non le 14 andate bene o addirittura benissimo, chiudere la bocca, rimboccarsi le maniche e cominciare a combinare qualcosa di buono. Dice che è il più bravo di tutti; si fa pagare come il più bravo di tutti; poi arriva il Verona e il Napoli cola a picco 3-0. Il Verona, non il Real Madrid.

 

Fonte profilo X di Paolo Ziliani

 

 

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