Napoli Estate – 1987 Azzurri da record: “Scudetto-Coppa Italia”. Gli “INSULTI e i RECORD”

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Una squadra da record. Dopo il primo scudetto, anche la terza Coppa Italia. Un’accoppiata riuscita nella stessa stagione, che aveva precedenti solo nel Torino nel 1943 e nella Juventus nel 1960. Napoli dei primati, vincitore in Coppa di tredici partite su tredici. Era passato solo un mese dal giorno dello scudetto, «Il Mattino» celebrò la Coppa Italia con un semplice richiamo in prima pagina a due colonne di spalla.La foto del capitano Maradona che alzava il trofeo era accompagnata da un titolo semplice: «Accoppiata storica del Napoli». Spiegabile il poco spazio dedicato all’avvenimento per la contemporanea campagna elettorale per le Politiche che quel giorno impegnavano ben 12 pagine del giornale. A pagina 31, i pezzi dei tre inviati a Bergamo per la finale di Coppa: Peppino Pacileo, Bruno Buonanno e Franco Esposito. Uno a zero con gol di Bruno Giordano a cinque minuti dalla fine e anche l’Atalanta venne liquidata. «Napoli due volte campione, 13 d’oro» era il titolo interno di quella domenica 14 giugno 1987. Ma le reazioni violente dei tifosi nello stadio bergamasco confermarono che Napoli e il Napoli erano simpatici fin quando perdevano, senza avere reali possibilità di imporsi sempre. Altrimenti, scattavano insofferenze pericolose come quel giorno a Bergamo, dove la vittoria azzurra suonò «schiaffone sulla faccia alle puntuali intemperanze della parte buzzurra del pubblico indigeno» scrisse, con la sua inconfondibile penna, Peppino Pacileo.

 

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Gli insulti

 

La vittoria fu condita da insulti e lancio di oggetti in campo. Il pubblico bergamasco non tollerava lo strapotere calcistico napoletano. Pietre, lattine e bastoni furono scagliati contro la squadra che in campo non riuscì a festeggiare la vittoria come avrebbe dovuto. Per la pioggia di oggetti lanciati sui giocatori, la festa fu rapida e gli azzurri furono costretti a rifugiarsi negli spogliatoi. Ma quel 1987 fu un’annata storica di vittorie e agli azzurri arrivò un premio di 12 milioni per la vittoria in Coppa Italia e 77 milioni per lo scudetto. Si fece festa in città anche per la Coppa Italia. Non sembrava vero ai tifosi prolungare così tanto la gioia per vittorie tanto attese. A Ferlaino, la Dc propose la candidatura al Senato ma il presidente rifiutò. E a Bergamo, dichiarò all’inviato Bruno Buonanno: «Mi guardo intorno e quasi non ci credo. Anche qui migliaia di tifosi ci hanno seguito. Abbiamo vinto per loro, per i nostri concittadini emigrati al nord, umiliati per tanti anni».

Era solo l’inizio, sul ciclo vincente del Napoli si sarebbero scatenate antipatie nelle altre parti d’Italia che la presenza di Maradona accentuava. E Diego, campione fuori dalle righe, si immedesimò con la città facendosene paladino contro tutte le ostilità razziste. Negli stadi del nord lui, che interpretava la Napoli vincente, fu sempre il principale bersaglio degli insulti delle tifoserie avversarie. A Bergamo, dopo la vittoria della terza Coppa Italia, si capì che quello sarebbe stato il ricorrente atteggiamento verso il Napoli e il suo campionissimo. Dalla simpatia bonaria per chi non dà fastidio, all’odio per il rivale del Sud in grado di vincere.

 

I record

 

Con dieci gol fu Bruno Giordano il capocannoniere in Coppa. Quella sera, tutto fu all’insegna del tredici: le partite vinte in Coppa Italia, il giorno di giugno in cui si giocò la finale. Nei commenti a caldo, Giordano non nascose il suo orgoglio: «Quando si parlerà del Napoli, tutti si ricorderanno anche di me. Entro anche io nella storia. Quando capiterà ad una squadra di vincere tutto in una stagione, si ricorderà il Napoli e anche Giordano». Per Bruscolotti era la seconda Coppa Italia conquistata, dopo quella del 1976. E a lui Franco Esposito chiese un raffronto tra le due squadre vittoriose a undici anni di distanza. Rispose: «Il paragone non è proponibile. Quella era una grande squadra, ma questa è un’altra cosa. Tredici vittorie su tredici partite, non vedo proprio chi altri riuscirà a copiare il Napoli». Bruscolotti stava per chiudere la carriera, aveva ceduto la fascia di capitano a Maradona. «Prendila e guidaci a vincere» aveva detto a Diego.

Da campano di Sassano, fu tra i più arrabbiati per il comportamento antisportivo dei tifosi bergamaschi e commentò, senza peli sulla lingua: «I nostri tifosi sono apprezzati ovunque. Le persone civili siamo noi, non questa gente che ci ha fischiato, insultato, colpito con pietre e lattine». E «il Mattino» fu costretto a titolare «In trionfo sotto le pietre». Maradona era ormai in piena sintonia con lo spirito napoletano e, quella sera, dichiarò: «Dio ha voluto dare al Sud quello che finora aveva ottenuto solo il Nord. Una giustissima compensazione». Anche da quelle parole si capiva perché Napoli non avrebbe più dimenticato la sua divinità calcistica.

 

Fonte: Il Mattino

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