Vent’anni fa l’aspirante patron del Napoli promise ai tifosi: «Torneremo in A»

Ieri l'anniversario

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L’estate del 2004 non fu soltanto quella delle Olimpiadi del centenario ad Atene. A mille chilometri di distanza, a Napoli, si consumava un funerale sportivo, quello della gloriosa squadra che vinse due scudetti e la Coppa Uefa con Diego Armando Maradona.
Salvatore Naldi, presidente in un durissimo biennio, tra la salvezza conquistata all’ultima giornata nel 2003 e il crac del 2004, aveva fatto quanto nelle sue possibilità prima di portare i libri contabili in tribunale, inevitabile passaggio verso il fallimento della gloriosa società fondata il 1° agosto del 1926. Sulla scena, anzi nella stanze della Fallimentare a Castel Capuano, era apparso il pittoresco Luciano Gaucci, storico patron del Perugia. Voleva il Napoli, assicurava di avere i soldi per acquistare il titolo sportivo del club e per rilanciare la squadra. E proprio vent’anni fa, il 26 luglio, organizzò con una schiera di ultrà azzurri la “Notte dell’orgoglio partenopeo” al San Paolo. Non si giocava una partita, si faceva una (triste) festa per la società che era a un passo dall’inevitabile fallimento.
 
Si contarono quarantamila spettatori presenti, Gaucci stimolò i loro cori e i loro applausi assicurando che il Napoli sarebbe ripartito dalla serie B ma avrebbe presto conquistato la serie A. Presentò l’allenatore di una squadra che non c’era, Gregucci, e annunciò il ritiro per una località del Friuli. Faceva tutto come se fosse il proprietario del Napoli ma non lo era. Sugli spalti non c’era il presidente uscente, Naldi: proprio quel giorno compiva 50 anni, sperava di arrivare diversamente al mezzo secolo, magari dopo aver festeggiato la promozione in A, però nel maggiore momento di difficoltà non lo sostennero né le istituzioni politiche, bancarie e sportive. In fondo, il Napoli era stato a un passo dal crac durante la stagione 1993-1994, dieci anni prima.
La Ssc Napoli, schiacciata dal peso di 64 milioni di debiti, fallì ufficialmente il 3 agosto, quando la Fallimentare rese noto il dispositivo. Durissimo. «La tormentata vicenda della società Sportiva Calcio Napoli, quale sia andata involvendo nell’ultimo quinquennio, potrebbe definirsi, mutuando il titolo di una nota opera letteraria, cronaca di una morte annunciata. Il fallimento della società è l’ineluttabilità di assetti proprietari né mai chiari né definiti». Fine di una storia.
Anzi, no. All’orizzonte si profilò De Laurentiis, che mise sui tavolo assegni circolari per 29,5 milioni (se ne sarebbe aggiunto un altro da 2,5 milioni dopo la promozione in B nel 2006) e resuscitò il Napoli. E Gaucci? Si volatilizzò, trasferendosi – non esattamente in vacanza – a Santo Domingo, dove morì il primo febbraio 2020.

 

Fonte: Il Mattino

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