Parigi 2024, il judo napoletano va a caccia dell’oro. Tutti provenienti da quell’asse Ponticelli-Scampia

Scutto, Parlati, Esposito e Pirelli guidano la squadra azzurra

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L’Hôtel des Invalides, la tomba di Napoleone, è a due passi. La Tour Eiffel la puoi guardare dalle vetrate, l’Ecole Militaire è lì con tutta la sua storia. Ma al centro della Champ de Mars Arena ci saranno i tatami del judo. In barba al romanzo di Alexandre Dumas, questa volta i moschettieri da tre diventeranno quattro, tutti napoletani e con tanto di quota rosa. Tutti a caccia di medaglie, tutti provenienti da quell’asse Ponticelli-Scampia che tanto ha dato al judo internazionale. Susy Scutto (48 kg, in gara sabato 27), Antonio Esposito (81 kg, martedì 30), Christian Parlati (90 kg mercoledì 31), Gennaro Pirelli (100 kg, giovedì 1 agosto) in rigoroso ordine di apparizione.

 

 

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La donna 

 

Susy Scutto è reduce da un argento e due bronzi mondiali. «Il primo ricordo che ho delle Olimpiadi risale alla prima volta in cui ho messo piede in palestra, perché era la palestra di Pino Maddaloni e quindi ho sempre avuto modo di ascoltare le storie della vittoria a Sydney nel 2000 e da allora ho sempre pensato di replicare la sua impresa». E aggiunge: «Mi sento come in una gara delle leggende dove ogni Paese sceglie il proprio gladiatore e per la mia categoria l’Italia ha scelto me». L’azzurra delle Fiamme Gialle non ha paura delle pressioni. Evangelica praticante, con una luminosità negli occhi senza pari: «Dio ha un piano per me che vinca o che perda. L’importante è dare il massimo. Sono già grata di quello che ho».

 

L’iridato 

 

Antonio Esposito un record lo ha già conquistato: è campione del mondo juniores e bronzo ai campionati d’Europa nel 2018, senior. Ma non un iridato qualsiasi. Prima di lui l’Italia non aveva mai vinto un campionato del mondo in nessuna categoria di peso. A Rio è stato sparring partner di Fabio Basile, oro olimpico nel 2016. Nato e cresciuto a Melito gareggia per la Polizia penitenziaria. La sua emozione è «quella di salire su quel tatami e di dare tutto me stesso. E basta. Poi sarò lì per vincere, sto aspettando questo giorno da trent’anni».

 

Il favorito 

 

Judo, comune denominatore della famiglia Parlati con il papà Nello allenatore della nazionale maschile a Parigi, e Christian Parlati che ha compiuto 26 anni. «Parigi sarà la mia seconda Olimpiade e ci arrivo da testa di serie per cui non dovrei nemmeno incorrere nel girone durissimo che mi ha precluso le medaglie a Tokyo». Titolo iridato juniores conquistato nel 2018 alle Bahamas; bronzo europeo negli 81 kg e un argento mondiale nella nuova categoria fino a 90 kg. «Sono un atleta più maturo. Quando entrai al PalaVesuvio da bambino, questi sembravano obiettivi incredibili. Sono risultati costruiti a Ponticelli, tra la mia gente che mi dà forza».

 

La storia  

 

Gennaro Pirelli nonostante i suoi 100 kg è l’ultimo arrivato. Non tanto per i suoi 23 anni ma perché la sua storia è quella di un ragazzo di San Giovanni a Carbonara che per non correre i pericoli della strada è stato cresciuto a pane e judo dal maestro del Kodokan Peppe Marmo. La sua scelta la poteva fare. Ed è stata quella del tatami. Pirelli è uno dei pochi che può vantarsi di aver conquistato la medaglia d’oro dei 100 kg nel Tokyo Metropolitan Gymnasium nella tappa del Grand Slam. È come dire di aver segnato il gol vittoria al Maracanà di Rio tanto per intenderci. Ed entrando sul tatami non ha dubbi: «Andrò a cercare lo sguardo di mia madre sugli spalti: così avrò tutt’altra energia, lei è il mio punto di forza, fin da piccolo».

 

Fonte: Il Mattino

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