A 1 Football Club, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Franco Ceravolo, ex direttore sportivo di Napoli e Roma: “Motivi della debacle italiana? E’ abbastanza complesso. Ormai, hanno parlato già in tanti di questa cosa. Ho visto una squadra che sembrava essere cotta. Bisogna starci dentro per capire le cose, ma gli altri correvano di più, come detto dallo stesso Spalletti. Abbiamo visto tutti come siamo usciti, sarebbe superfluo dire anche la mia. Detto questo, andrebbero cambiate le normative, obbligando le squadre a far giocare almeno tre o quattro italiani. Nei settori giovanili non si possono vedere dieci stranieri. È chiaro che, se sono bravi, è giusto che giochino. Tuttavia, almeno nelle primavere, bisogna imporre un tetto minimo di cinque italiani. Dovremmo smettere di considerare troppo giovani ragazzi di diciotto o vent’anni. Se sono bravi, che giochino. Il problema è che belle squadre di Serie A non si può prendere l’amico dell’amico per allenare. C’è bisogno di istruttori capaci. Buongiorno? Il prezzo lo fa la concorrenza. Cairo sa benissimo che il Napoli, e non solo, vuole il giocatore. In queste situazioni si tollerano anche certe dinamiche. Se gli azzurri lo vogliono a tutti i costi, alla fine lo prenderanno. Se un calciatore, pur non avendo giocato in Nazionale, è un difensore rispettato e ambito dal tecnico, il presidente fa la sua richiesta. In Spagna non guardiano all’età. Ci sono giocatori di diciassette anni che sono titolari. In Italia, purtroppo, è una vita che abbiamo questa mentalità. Dovremmo cercare di colmare questa lacuna, consentendo a ragazzi che siano capaci di potersi gettare nella mischia. Nel calcio, oggi, bisogna cercare di vedere le prospettive. La vittoria non deve essere l’unico obiettivo. Il talento deve esprimersi. Bisogna lasciare liberi questi ragazzi, anche nelle categorie inferiori, senza ingabbiarli tatticamente. A questo fine, ripeto che è importante affidarsi ad istruttori capaci in tal senso. Una volta avevamo abbondanza di talenti, con i vari Pirlo, Del Piero, Baggio. Ad oggi, dobbiamo creare le condizioni per consentire ai giovani di esprimersi. È un problema di cultura. Quella, cioè, che impone ai settori giovanili di puntare esclusivamente al successo, a discapito del talento. Un problema analogo è quello che spinge i responsabili delle giovanili a considerare anzitutto la struttura fisica, più che la tecnica. Osimhen? Con una clausola del genere ci vuole una società disposta a pagare cifre tanto importanti. Tuttavia, credo che Osimhen andrà via non appena si innescherà il domino delle punte. È un mercato che consentirà alle squadre di cambiare sostanzialmente soprattutto nelle ultime settimane. Osimhen è un calciatore che ha già le idee chiare, e la società lo sa. Il club si sta muovendo anche su altri giocatori, come Spinazzola. Se sta bene, l’ex Roma e Juventus può anche essere un bel giocatore, può garantire qualità“.