Antonio Conte si presenta così: “Sono in forte debito nei confronti di Napoli. Ho ricevuto già senza dare nulla ancora!»
T redici anni fa Aurelio De Laurentiis presentò un giocatore con una maschera da leone, ieri ha presentato un leone con la faccia di Antonio Conte. Il Napoli non ha trovato soltanto un nuovo allenatore: l’impressione emersa chiaramente durante gli 82 minuti di presentazione al Teatrino di Corte di Palazzo Reale è che a Napoli sia arrivato un tecnico, un manager, un motivatore feroce, un ambizioso e, cosa fondamentale, un uomo che crede solo nella cultura del lavoro e del sacrificio. Di meritati romanzi sulle sue qualità tecniche e sui successi è piena la letteratura del calcio: nessuno lo ha scoperto ieri e se così fosse significherebbe che finora ha vissuto su Marte. La cosa straordinaria, nella sua normalità, è che Antonio Conte da Lecce, 54 anni, uomo del Sud alla guida di un baluardo sportivo del Sud per la seconda volta dopo il Bari (2007-2009) e la sequenza Atalanta, Siena, Juve, Nazionale, Chelsea, Inter e Tottenham, ha ristabilito in un istante l’ordine e la semplicità: sarebbe facile dire che a Palazzo Reale ha parlato il nuovo re azzurro, ma ieri Conte ha spiegato la differenza tra regale e reale, formale e sostanziale. Concreto, sincero e credibile. E dopo una stagione tanto paradossale da superare la fantasia, è tutto ciò di cui Napoli aveva bisogno.
PROMESSA E DEBITO
Alle 15.28, Conte va in scena senza recitare.
Sipario, luci, prego: «Io posso promettere serietà nel dare tutto per il Napoli, nel trasmettere la mia cultura lavorativa, la mia mentalità, le mie idee calcistiche. L’obiettivo di un allenatore, oltre a vincere, è di rendere orgogliosi i propri calciatori e i propri tifosi. E il tifoso dovrà riconoscersi nella squadra e nei giocatori. Nel calcio esistono vittoria e sconfitta ma non deve esserci l’attenuante di non aver dato il massimo. Ecco: io prometto che daremo più del massimo».
E ancora: «Napoli è malata di calcio, in senso positivo, e noi dobbiamo andare di pari passo. Ora, però, non è il momento di parlare, ma di fare i fatti. Tutti devono avere voglia di rivalsa per quello che è successo un anno fa: sono tornato in pista mica solo per avere la statuina del presepe... Sia chiaro: è un onore fare parte della storia della città, ma ho già ricevuto tanto e non ho ancora dato niente. Per me è una novità: sono in forte debito nei confronti di Napoli».
Fonte: CdS