E’ tutto pronto per la presentazione e il ritorno di Antonio Conte. Uno scenario suggestivo, centinaia di invitati e inviati, per un tecnico che – dopo un anno e mezzo di riposo – non aspettava altro che l’occasione per prendersi una rivincita. La stessa voglia di rivincita che – riporta l’edizione online de La Gazzetta dello Sport – anima il Napoli: insomma, mai come stavolta gli stati d’animo del club e dell’allenatore si sposano perfettamente. Come sicuramente dovranno sposarsi i programmi, anche di mercato. Un mercato che in casa azzurra è già entrato nel vivo, con le prese di posizione di Di Lorenzo, le esternazioni dei procuratori di Kvara, l’attesa che prelude al possibile, probabile, addio di Osimhen.
In questi casi si tende sempre a dire che bisogna essere irremovibili, magari punire i calciatori “ribelli”, pensare a qualche sanzione e comunque a non cedere mai all’idea di accontentarli. Basterà aspettare poche ore e sapremo come la pensa Antonio Conte, che sicuramente avrà le idee chiare e un pensiero autorevole sulla questione. La sensazione, assolutamente personale, è che invece bisognerebbe leggere le questioni Di Lorenzo e Kvara in maniera completamente diversa, trasformandole da possibili problemi in possibili opportunità. Ossia partire dal presupposto che nel calcio, ma in qualsiasi posto di lavoro, non fa mai bene avere gente scontenta o poco motivata. Che magari si convince, attraverso qualche lusinga anche economica, ma poi è pronta a far riesplodere tutta la propria insoddisfazione. E allora, in questi casi, meglio fare un discorso chiaro: avete un contratto, ma se proprio volete andar via – e, vista l’insistenza, evidentemente sapete già dove – dite a chi è pronto ad ingaggiarvi di fare una bella, bellissima, offerta e ne parliamo. Perché anche nel calcio magari girano pochi soldi, ma ci sono invece tanti giocatori bravi. Per fare questo, come detto, servirebbe però che il “nuovo” Conte, mettendo sicuramente a frutto le sue straordinarie esperienze, partisse da considerazioni un po’ diverse da quelle che fece alla Juve e poi all’Inter, prima di arrivare addirittura alla rottura.