Testa, cuore e gambe! È finita la ricreazione

Il Napoli ha scelto: si riparte da Conte e dalla sua fame di vittoria

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Adesso è ufficiale: Antonio Conte è il nuovo allenatore del Napoli, contratto firmato fino al 2027, a 8 milioni di euro a stagione bonus compresi. Si è conclusa in maniera positiva una trattativa lunga almeno 7 mesi, tra l’ex Chelsea e il presidente azzurro, Aurelio De Laurentiis. Conte è sempre stato il primo obiettivo della società, con gli altri nomi, da Gasperini a Pioli passando per Italiano, che rappresentavano solo delle alternative. Il Napoli Online ne parlò con un editoriale lo scorso 6 gennaio 2024, e ora tutti i pezzi del puzzle sono andati al loro posto. Un corteggiamento che parte da lontano e arriva a nozze in quella che sarà l’estate più rivoluzionaria della storia dell’era ADL a Napoli. 

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Dal nuovo Ds Giovanni Manna, ex Juve giovane ma già esperto e con grandi conoscenze calcistiche, al Team Manager che affiancherà Conte e farà da tramite e da raccordo con squadra e società, ovvero Gabriele Oriali, saranno tante le figure nuove tra le fila del club azzurro. A queste va ad aggiungersi il nutrito e corposo staff del nuovo tecnico, composto dal vice ufficiale Cristian Stellini, il fratello Gianluca Conte che sarà Match Analyst, Elvis Abbruscato che lavorerà con il settore giovanile, e i due preparatori atletici Costantino Coratti e Stefano Bruno. Cambierà in toto, dunque, la struttura societaria del Napoli, con un innalzamento di livello considerevole sul piano sportivo e della competitività.

 

 

Il Napoli ha dato un segnale forte a tutto l’ambiente e all’intera Serie A, De Laurentiis è l’unico presidente in Italia a potersi permettere un ingaggio da 8 milioni per un allenatore e ancora una volta ha dimostrato tutte le sue capacità imprenditoriali, mettendo a segno un colpo capolavoro. Si apre una nuova era, un “nuovo libro”, come lo ha definito il presidente di recente.

Dopo Ancelotti, Benitez, Sarri e Spalletti, sulla panchina del Napoli siederà un altro tecnico di spessore. Ora, però, arriva il lavoro più duro e interessante, consegnare all’ex Tottenham una squadra competitiva per l’inizio del ritiro e della prossima stagione, dove ci sarà il solo Campionato ( e la Coppa Italia ) da affrontare. Una gara a settimana senza l’impegno delle coppe europee, l’ideale per un maestro di ricostruzioni come Conte. Tra conferme, nuovi arrivi e partenze, ci sarà tanta carne al fuoco per la nuova dirigenza. L’obiettivo è ripartire alla grande e riportare il club in alto nel più breve tempo possibile.

Dopo un decimo posto, tre allenatori sbagliati e le macerie di una stagione fallimentare, l’unico modo per riportare entusiasmo in città e tornare velocemente ai vertici e in Champions era affidarsi ad un top coach e il Napoli lo ha fatto. Poi l’asticella potrà pure alzarsi, staremo a vedere. Quel che è certo è che sarà una Serie A, quella 2024-25, veramente tutta da gustare. Il Napoli di Conte, la nuova Juve di Thiago Motta, il Milan di Fonseca, la continuità dell’Inter Campione di Simone Inzaghi, l’Atalanta del neo vincitore dell’Europa League Gasperini, la Roma di De Rossi, la Lazio, il Bologna, la Fiorentina di Palladino e così via. Ci sarà da divertirsi.

 

 

“Quando tornerò sarà dura per tutti”. Alla scoperta del “Metodo Conte”

 

La carriera di Antonio Conte come allenatore inizia nel lontano 2006 alla guida dell’Arezzo dove resterà per un anno prima di iniziare un biennio con il Bari, con cui vincerà il campionato di Serie B, poi l’Atalanta nel 2009 e a seguire il Siena chiudono la cosiddetta “gavetta” e lanciano il tecnico a grandi livelli. La sua prima esperienza importante è il triennio con la Juventus 2011-2014, che lo vede vincitore di tre scudetti di fila e due Supercoppe italiane con una squadra da rifondare che veniva da due settimi posti. In ambito europeo guida il club torinese fino ai quarti di finale di Champions League nella stagione 2012-13 e in semifinale di Europa League nel 2013-14. Eliminato rispettivamente dal Bayern Monaco ( futuro vincitore dell’edizione ) e dal Benfica. 

L’anno migliore con i bianconeri fu il 2013-14 con 33 vittorie su 38 gare di campionato e lo storico record dei 102 punti. Dal 2014 al 2016 fu Ct della Nazionale italiana e sfiorò l’accesso alle semifinali di Euro 2016 dopo una grande cavalcata interrotta dalla Germania ai rigori nei quarti di finale. L’esperienza successiva fu in Premier al Chelsea, Conte insieme a Klopp è l’unico tecnico ad aver vinto la Premier League da quando è iniziata l’egemonia di Guardiola con il suo Manchester City.

Dal 2016 ad oggi, negli ultimi 8 anni, il campionato inglese è stato vinto dal Chelsea ( quota 93 punti, 30 vittorie su 38 gare ), dal Liverpool di Jurgen Klopp nel 2019-20 e per ben 6 volte dai citizens. L’avventura ai Blues, nonostante la vittoria della FA Cup al secondo anno di militanza, non terminò però nel migliore dei modi, chiude il campionato al quinto posto e viene esonerato dal club inglese nel 2018. Dopo un anno sabbatico torna in Serie A alla guida dell’Inter dove ci resterà per due stagioni, ottenendo un secondo posto, uno scudetto e una finale persa contro il Siviglia di Europa League. Lascia il club nerazzurro a seguito di divergenze sui piani futuri con la società.

A chiudere, il mini ciclo poco fortunato al Tottenham durato meno di due stagioni, 2021-23, in cui riuscì comunque a trascinare gli “Spurs” al quarto posto al primo anno. Questi risultati lo portano ad essere l’allenatore con la media punti più alta di sempre nella storia della Serie A. Ora, dopo un periodo sabbatico, per Conte arriva forse la sfida più affascinante, che si chiama Napoli. Scelta migliore, per entrambe le parti, non poteva esserci. Un connubio che può rivelarsi esplosivo e vincente.

 

Antonio Conte

 

Conte rappresenta una garanzia ed è il Top assoluto in questo momento, con la sua grinta e fame di vittoria potrebbe velocizzare il processo di ritorno alla competitività. Il mix esplosivo con il calore del Maradona sarà intrigante. Conte vuol dire disciplina, sacrificio, sudore, rifiuto della sconfitta, cultura del lavoro, meticolosità e allenamenti intensi. Ma non è solo leader in campo, bensì anche un personaggio fortemente mediatico al di fuori, dove ha sempre preteso rispetto dalla stampa e dai giornalisti, a fronte di illazioni e provocazioni varie. Un allenatore importante che trasmette mentalità vincente ai suoi giocatori fin dal primo giorno di ritiro, e anche molto preparato dal punto di visto tattico.

3-4-2-1, 3-5-2, 4-3-3 e 4-2-4 sono i moduli più utilizzati in carriera dal tecnico salentino. Il suo non è un calcio prettamente offensivo, ma neanche di “contropiede” come lo descrivono in tanti. L’organizzazione, la cura del dettaglio e la bravura nello sviluppo della manovra sono i tre aspetti tattici che contraddistinguono le sue squadre. I suoi principali dettami di gioco sono il possesso palla e una costruzione dell’azione che passa da un playmaker difensivo e da un regista di centrocampo, con la presenza di esterni chiamati ad agire a tutta fascia, sia in fase difensiva sia in proiezione offensiva. Le sue squadre sanno quando aggredire e pressare alto e quando attendere, soffrire e difendersi basse.

Le azioni in ripartenza sono un suo fiore all’occhiello, è vero, ma per fare bene il contropiede ci vuole anche arte e preparazione tattica, altrimenti viene fuori una serie di movimenti non sincronizzati. Tuttavia, nell’ultimo anno avrà sicuramente arricchito il suo bagaglio di studio e conoscenze, e porterà qualcosa di diverso sul campo. La sua missione sarà quella di rivitalizzare giocatori che non hanno reso nell’ultima stagione ( su tutti Di Lorenzo e Anguissa ). Lobotka e Kvaratskhelia tra i punti fermi, ma ci saranno almeno 8-9 intoccabili, poi la rosa verrà integrata con nuovi calciatori a completamento di una parziale o quasi totale rifondazione. Occorrerà almeno un acquisto top per reparto. Figure che saranno funzionali al gioco di Conte. Non è esclusa l’ipotesi di una terza via, ovvero non stravolgere l’organico e puntare su pochi innesti, ma forti e mirati. In avanti il primo obiettivo resta Romelu Lukaku.

 

Antonio Conte

 

Tecnico dotato di forte carisma e personalità, nella sua metodologia di lavoro c’è un senso di competitività esasperato. Non sono mancati esoneri e lati meno felici nella sua carriera ( vedi Chelsea e Tottenham ) ma fa parte del percorso e forse anche del suo carattere logorante, dovuto alla smania del successo e all’ossessione continua per la vittoria. Vittoria è il termine che più cammina a braccetto con Conte, Vittoria è anche il nome di sua figlia, e vittoria è l’unico orizzonte che ha disegnato in tutta la sua carriera.

La scelta Conte vuol dire anche investire bene sul mercato, mixando giovani di qualità e prospettiva a giocatori esperti e già pronti. Il tecnico, con la sua leadership e credibilità, farà anche da “calamita” per attirare i campioni e convincerli ad accettare il progetto Napoli. Le risorse economiche arriveranno dalla probabile cessione di Victor Osimhen ( 130 milioni di clausola più 40 di ingaggio lordo ), dall’ultimo tesoretto da circa 80 milioni di euro e dai ricavati di altre eventuali partenze. Il Napoli avrà a disposizione un budget importante per accontentare le richieste del mister.

 

“La realtà è il campo, testa, cuore e gambe”

 

“Antonio Conte punta tutta sullo sguardo d’insieme, sulla disponibilità, sul lavoro programmatico e instancabile. Le sue squadre sono coese e lui le forgia, giorno dopo giorno alimentando il fuoco della convinzione. Passa dalla testa ai cuori, la prima regola è essere professionisti, ci si prepara bene e a dovere, al massimo delle proprie possibilità, non solo quando si sta insieme ma anche e soprattutto nella vita privata, feste incluse. Si vince solo in gruppo. Chi non crede alla destinazione finale del pullman, che è la vittoria, scenda subito”. ( estratto su Antonio Conte di Fabio Caressa, dal libro “Sono tutte finali” ) . 

Per il tecnico stesso la parola allenatore deve racchiudere tutto. Queste le sue parole ai microfoni di Sky Sport nel 2012:

“Non puoi essere solamente bravo da un punto di vista tecnico-tattico. Cosi come non puoi essere solamente bravo da un punto di vista motivazionale. Così come non puoi essere solamente bravo da un punto di vista psicologico, quando lavori sulle menti dei calciatori. Così come non puoi essere solamente bravo da un punto di vista gestionale, o nei rapporti con la società, o nei rapporti con i media. Devi essere bravo in tutto. Devi cercare di eccellere in tutto. Per fare questo devi studiare. Da quando faccio l’allenatore, per me, è un continuo studio”. 

A livello individuale, ha vinto quattro edizioni dei premi “Panchina d’oro” e “Gran Galà del calcio AIC” come miglior allenatore, un Globe Soccer Awards nel 2013 ed è stato Manager of the Year della Premier nel 2016-2017.

Conte crea valore, è un moltiplicatore di qualità, tira fuori il meglio da ogni calciatore e fonda tutto sul suo slogan di vita e di campo: “La realtà è il campo ed è lì, soltanto lì che si misura la forza delle ambizioni, la forza dei sogni. Testa, cuore e gambe”. 

 

A cura di Simone Di Maro

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