Il perfezionista Antonio Conte fra i danni e l’insoddisfazione di casa Napoli

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Perché Antonio Conte è differente. Il Conte di oggi, poi, non è più quello di tredici anni fa; del primo periodo juventino conserva soltanto l’ambizione sfrenata: ora è un professionista tormentato ma risolto, compiuto, passato attraverso sfide d’ogni genere, confronti e scontri, successi, titoli. Rare le delusioni. Conte non insegue mai il miracolo, ma la perfezione. O meglio, una serie di condizioni che gli possano consentire di partire per vincere e non deludere. Il principale nemico da evitare è proprio la delusione. Sua, dei tifosi, prim’ancora che della società che lo paga.

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Antonio Conte è esigentissimo con se stesso e con gli altri, con la squadra e la dirigenza: può portarti in paradiso, ma anche allo sfinimento, se non ne comprendi la natura e il senso della richiesta. Costa tanto, come tutti i migliori, il cui valore viene sempre più spesso misurato col denaro: non c’è bisogno di spiegarlo a De Laurentiis che per tutta la vita ha masticato Hollywood.
Ma se c’è un allenatore che può rilanciare immediatamente il Napoli, questo è proprio Conte e la gente del Maradona lo sa.
La sfida è una delle più importanti e stimolanti della carriera di Antonio: immagino lo preoccupino i danni lasciati e l’insoddisfazione dei calciatori che vogliono andar via. L’assenza delle coppe può certamente essere un vantaggio, non trattandosi della Champions, ma anche un freno sul mercato: i giocatori di qualità dovrebbero accettare il progetto sulla fiducia in Conte, oltre che sul prestigio della piazza.
Conte ha perciò bisogno di rassicurazioni da parte del presidente, poiché non si perdonerebbe mai un fallimento a Napoli: anche se il primo anno non potrà frequentare un ristorante stellato, vuole potersi presentare all’ingresso col portafoglio gonfio per ordinare quello che gli permetterà di uscire con la pancia piena e soddisfatto.
Ricordo cosa mi disse sei, sette anni fa: «Non sarò mai così coglione da andare in guerra con le pistole ad acqua».
Più chiaro di così.

 

 

A cura di Ivan Zazzaroni

Fonte: CdS

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