MOTORI – Tutti con Leclerc. Sulla pista più difficile la Ferrari chiude la serie di 8 pole di fila

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Grandi numeri e grandi nomi: ci sono elementi di solennità nella pole position di ieri, che consentirà oggi a Leclerc di partire davanti a tutti. Qualcosa vorrà pur dire. “Daghe Charles” lo incoraggiavano gli striscioni in vernacolo monegasco e lui davanti alla sua gente ha fatto una cosa grande, prendendo il comando delle operazioni nella Q3 fin dal primo tentativo e risultando inavvicinabile per chiunque.

 

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È rimasto al di sopra di tutto, anche della tensione per un cambio di motore dovuto a un allarme (ma non staranno diventando un po’ troppo frequenti queste emergenze, sia pure a scopo precauzionale?). Fresco ed efficace poi il rapporto con il nuovo (da Imola) ingegnere di macchina Bryan Bozzi: questi, più reattivo del predecessore, mantiene il pilota più a suo agio, con sé stesso e di conseguenza con la SF-24.

RECORD E CANGURI. La Ferrari è arrivata al numero tondo di 250 pole surclassando ogni altro team, mentre Max Verstappen ha visto spezzarsi il circolo virtuoso: non supera Ayrton Senna ma condividerà con lui il record delle otto pole consecutive, e lo stesso con Alain Prost per ciò che riguarda sette pole di fila in avvio di stagione.

Merito di un Leclerc che ha ripreso il discorso da dove l’aveva interrotto, visto che l’ultima pole prima della stupefacente serie di Verstappen era stata sua (Las Vegas 2023).
Poi noti le lamentele di SuperMax per il canguro su cui a tratti si è sentito passeggero – ha compromesso la sua qualifica toccando malamente all’uscita di Santa Devota – vedi Sergio Perez arenatosi in Q3 (è solo 18º), lo stesso Adrian Newey che non avrebbe dovuto ricomparire dopo il GP di Miami e invece è tornato lì al muretto, come al capezzale della malaticcia RB20. E le McLaren (in giallo-verde per ricordare Senna, mago di Montecarlo) nelle prime due file, aggrovigliate alle Ferrari in un’alternanza Leclerc-Piastri-Sainz-Norris che promette una doppia marcatura. Ecco, noti questi segnali e sembrano tutti indicare un’era che si chiude.

 

RUOLI CHIARI. Rimarchevole la dichiarazione di Sainz dopo la qualificazione: «La priorità sarà vincere con Charles» che non vuol dire io sono inferiore, io valgo di meno, tutt’altro. Sa bene come questa sia la gara in cui Charles deve sbocciare definitivamente, togliersi un peso che lo opprime da sempre, e la Ferrari centrare il bersaglio grosso della vittoria. E poi, onestamente: Sainz è rimasto a due decimi e mezzo spaccati da Leclerc nei giri che contavano (250 millesimi in Q2, 255 nel primo e 248 nel secondo tentativo della Q3), sicché il senso di rivincita connaturato in lui andrà oggi tenuto a bada.
Spenti i motori, i due ferraristi avevano dunque già in testa con grande chiarezza il loro compito: Charles dovrà restare concentrato e partire al massimo delle sue straordinarie capacità, mentre Carlitos avrà un incarico ancora più difficile e delicato perché dovrà provare ad attaccare Oscar Piastri e nel contempo guardarsi le spalle da Lando Norris.
Zero-duecento in una manciata di secondi e poi strettoia che piega secca a destra: tutto sotto gli occhi di Santa Devota che, come protettrice dei monegaschi e dei piloti, nei confronti di Leclerc dovrebbe avvertire una doppia responsabilità.

MAX TUTTO STORTO. La Ferrari ha solo dovuto tirarsi fuori da un imbarazzo nella Q1, conclusa in posizione di rincalzo: mandati in pista tre minuti più tardi di tutti gli altri che s’erano precipitati per cercare un crono, Leclerc e Sainz s’erano trovati in controtempo, veloci quando gli avversari avevano concluso il loro tentativo e d’intralcio quando andavano a tutta. Charles addirittura con una busta di plastica nell’ala anteriore.
La Q2 ha poi ripulito la qualifica dalle anomalie, né mai ci sono state occasioni di interruzioni o bandiere gialle, che oggi comunque costituiranno un costante pericolo.
Verstappen in terza fila, sesto e tenuto d’occhio dai due Mercedes, pur avendo visto sulla sua Red Bull un ottimo ritmo di gara dovrà sudarsi la rimonta. Pertanto ieri sembrava che tutti fossero stati esauditi: non è questa incertezza che chiedevamo alla Formula 1 degli ultimi anni?

 

Fonte: CdS

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