Varriale: “Io credo si debba puntare su Conte, ma Gasperini ci sta pensando davvero”

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A “1 Football Club”, programma radiofonico condotto da Luca Cerchione in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Enrico Varriale, giornalista Rai. Di seguito, un estratto dell’intervista.

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Lo scorso anno, il Napoli trionfava, così come l’Atalanta si impone in Europa nella stagione della sorpresa Bologna. È davvero plausibile che il calcio italiano si stia ‘geolocalizzando’?
“Il calcio italiano sta crescendo in alcune realtà con la competenza, il lavoro e la capacità di programmare. Un progetto dal basso che porta risultati, a differenza di un passato incentrato sulle solite tre squadre. Quando Gasperini dice ‘vincere senza debiti è più bello’, dice una cosa sacrosanta. Gian Piero ricordava anche la salvezza del Verona, del Lecce. C’è anche la finale della Fiorentina. Sono realtà che riescono a operare al meglio e si configurano come i contraltari di club come l’Inter e la Juventus che, invece, hanno problemi evidenti. La famiglia Zhang, difatti, ha fallito nella gestione della società, dovendo cedere ad Oaktree. Le vittorie come quelle dell’Atalanta hanno più valore, più sapore. Il calcio è un gioco, ma non più di tanto. Ci sono delle regole che dovrebbero essere rispettate. Il lavoro della Covisoc non è stato esauriente, non si è lavorato al meglio sui controlli sui conti di club. Se ci mettiamo in gara, ed io ho la libertà di operare a dismisura rispetto ai parametri imposti, non è un confronto alla pari”
La tendenza di alcuni club a sforare i parametri finanziari rischia di minare la competitività delle rivali?
Ci sono delle regole che, a questo punto, vanno aggiornate. Capisco che, dal punto di vista dell’informazione, facciamo tutti questo lavoro e quando si parla di Inter, Milan e Juventus, si deve considerare il bacino di utenza. Poi, però, ci sono i fatti, che sono sotto gli occhi di tutti. È fuori discussione che le società che hanno una certa tradizione siano destinate a vincere più frequentemente. Adesso, però, qualcosa potrebbe cominciare a cambiare. Con l’arrivo di Thiago Motta, e la questione dei bilanci, credo che la Juventus punterà ad una programmazione diversa. È comprensibile, così come non lo è sforare i parametri e le regole osservati dalle rivali. Ho ascoltato le parole del presidente De Laurentiis al Senato. È un anno sfortunato, anche la tempistica delle sue dichiarazioni sembrano attirargli le antipatie. Le parole sui procuratori sono volte a sottolineare l’esigenza di tutelare la posizione dei club nei confronti dei procuratori, ma utilizzare il termine ‘ricatto’ è un incidente di percorso. Lo stesso vale per quanto detto sul Bari che, inevitabilmente, ha scatenato la reazione dei tifosi e del sindaco. Non riesco a capire come una persona esperta, come De Laurentiis, non abbia potuto valutare il momento delicato della squadra pugliese. Esprimo tutta la solidarietà a Luigi de Laurentiis ed a chiunque sia bersaglio di comportamenti violenti. Tuttavia, esprimersi in quella sede e in quel modo è stato un errore comunicativo. Aurelio ha tutte le caratteristiche per essere il leader di quei club che puntano a stravolgere la geografia del nostro calcio. Il Napoli ha vinto con un bilancio sano. Anche ieri, tuttavia, con un tempismo difficile da comprendere, se ne esce con delle affermazioni che avevo sentito già da Agnelli, che si domandò dell’utilità di vedere una squadra come l’Atalanta in Europa, anni fa. Il successo della Dea dimostra che, con la programmazione ed una gestione finanziaria ottimale, si può puntare alla vittoria”
De Laurentiis ha parlato della necessità di ridurre il numero di squadre nella massima serie. Eppure, in Lega aveva votato contro le diciotto squadre in Serie A…
E’ un po’ il cortocircuito comunicativo. Cambiare idea è fisiologico, ma farlo così spesso su argomenti centrali non è così facile da spiegare. Ciò detto, non sarebbe uno scandalo optare per una riduzione a diciotto squadre. Tutte le opinioni sono valide, non lo è il sistema. Le valutazioni devono essere sempre di merito. Se, in una stagione sempre più intensa, in cui si aggiungerà anche il Mondiale per club, si può fare una scelta diversa, lo si deve fare con la consapevolezza che si dovranno cambiare anche gli altri campionati del nostro calcio. Non ci si può riferire a club che guidano e sopportano il peso di tutto il sistema”
Quale sarebbe la sua scelta per la panchina del Napoli?
“Credo che Gasperini sia molto vicino al Napoli. Non so se accetterà ma, se dovesse farlo, acquisirebbe un credito notevole nei confronti dei tifosi azzurri. Lasciare una società con strutture, programmazione e la possibilità di disputare la Champions, sarebbe un atto di amore, oltre che una sfida. D’altronde, dopo un successo come quello di ieri, il Gasp non ha dichiarato la volontà di rimanere. Ci sta pensando seriamente, dunque. Al netto di ciò, tuttavia, credo che il Napoli debba puntare su Antonio Conte. Il club ha bisogno di ricostruire credibilità”
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