SSC Napoli – Simeone svela come studia gli avversari ed anche la difficoltà di essere figlio d’arte

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Il Cholito protagonista del format “Drive&Talk” ai microfoni del club azzurro

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«Ho un app dove ci sono tutti i dati e le statistiche del calcio, in settimana mi metto a guardare la squadra avversaria che affrontiamo. Quando guardo mi viene in mente uno spazio che c’è oppure una giocata da fare e me lo segno. Prima della gara, il mio taccuino mi segno tutte le cose che ho avuto in mente nella settimana. Mi piace essere un piccolo allenatore di me stesso».

Queste le parole di Giovanni Simeone, il bomber argentino protagonista del format “Drive&Talk” ai microfoni del club azzurro: «Per esempio un attaccante deve studiare molto bene il portiere, ci sono pochi attaccanti che lo fanno. Devi sapere le sue posizioni e come si prepara al tiro. Non tutti si comportano alla stessa maniera, ci sono portieri che restano fermi oppure fanno un salto o mettono le braccia dietro. Lo scorso anno in Napoli-Roma, quando faccio gol, quel gesto me l’ero segnato. Avevo detto: se devo tirare da lontano è meglio tirare basso, se sono vicino all’area devo tirare alto. L’ho pensato e mi è riuscito, sembra una cosa stupida ma mi ha aiutato tantissimo».

«Da piccolo papà mi diceva sempre di guardare sempre la palla mentre calciavo e non la porta è sempre lì e non si muove. A forza di allenarti e giocare sempre sai alla fine dove sta la porta quando tiri» ha continuato il Cholito «Essere figlio d’arte, non sono nel calcio, è dura. Anche a scuola non avevo molti amici perché tutti volevano essere mio amico per interesse e perché papà era famoso e dicevano che avevo soldi”.

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