Manna? «Ha le stimmate del grande dirigente». Parla chi lo scoprì 10 anni fa
Pedroni: «Stregato dalla sua ricerca del talento»
dice chi lo conosce. Perché Giovanni Manna è uno che parla poco, ma si illumina quando si tratta di calcio. La passione vera, diventata lavoro nel 2013 a Forlì in Lega Pro. Fu la prima volta da protagonista defilato sul campo. Ma fu la prima volta per una intuizione sportiva di Lorenzo Pedroni. Oggi lavora nei motori, ma dieci anni fa fu lui a dare al futuro direttore sportivo del Napoli la prima vera opportunità.
Dove vi siete conosciuti?«Avevo frequentato un master qualche anno prima di lui ma ero rimasto in contatto con loro».
Da dove nasce la scelta dello “sconosciuto” Manna?«Lavoravo per il Forlì, eravamo in Lega Pro, dal corso di quell’anno era venuta fuori la sua personalità. Facevamo selezioni perché avevamo bisogno di inserire nuove figure e con lui la scelta fu facile».
Perché?«Che sarebbe arrivato lontano si intuiva al primo sguardo. Aveva le stimmate per questo lavoro».
Che ruolo ricoprì?«Con noi era team manager, amava il campo. Ma chiaramente il suo istinto di mercato c’era già».
In società come fu accolto?«Seppe farsi spazio nonostante i limiti che necessariamente andavano imposti. Aveva fame, intuito giusto per pescare il meglio».
È durata solo un anno, però.«Fu inevitabile, ma stringemmo un bel rapporto. Ancora oggi ci sentiamo, come abbiamo sempre fatto in questi anni di sue esperienze prima all’estero e poi alla Juve».
Non fu stupito dal suo arrivo in bianconero, dunque.«Assolutamente no. Uno che mette il suo impegno, la sua passione e le sue competenze può arrivare ad avere chance come quella della Juventus».
E ora arriva il Napoli?«Spero sin da subito per ricoprire il ruolo di direttore sportivo».
Qualcuno, tra i tifosi, ha ancora qualche dubbio vista la giovane età e la poca esperienza.«Che dubbi ci possono essere? Non era uno sprovveduto già anni fa. Se ci aggiungiamo che ha l’esperienza Juve alla base tra Paratici e Giuntoli…».
Le qualità migliori di Manna?«Tanta ricerca, tanti calciatori visti in giro, l’idea sempre presente di un calcio sostenibile per le società per cui opera».
Un episodio che ancora custodisce con piacere?«Le sue esultanze. Composte e smodate allo stesso tempo. Perde la calma solo dopo un gol, ma è questione di secondi. Poi ritrova la sua educazione».
Fonte: Il Mattino