Nel corso dell’intervista realizzata da Sasà Pengue, El Pampa Sosa ha parlato del suo sogno di diventare come Maradona: “Per noi argentini è molto più facile partire da lontano quando si parla di Diego. Ero piccolo, il calcio si giocava alle 15:00 in Italia, le 10:00 in Argentina. Papà mi svegliava e mi costringeva a guardare il Napoli di Maradona. Non sapevo esistesse l’Udinese, il Milan o l’Inter. Guardavo questo piccoletto con la maglia numero 10 giocare dal mio divano. Poi cresci, capisci, giochi in Italia, giochi a Napoli che è una città meravigliosa. Ho 3 figli, mia figlia Valentina è nata al Quartiere Stella. Tutto è collegato con la mia Argentina. Per me è molto facile. Sono cresciuto da piccolo sognando di essere come Diego. Tutti lo sognano, ma nessuno ci riesce. Averlo potuto abbracciare a Napoli, ma anche vederlo allenare lo Gimnasia y Esgrima La Plata, aver indossato la 10, che è stata una delle prime richieste che ho fatto a Pierpaolo Marino, quando sono andato a fargli firmare la maglia, ho chiuso una storia mia personale romantica che ricorderò tutta la vita”.
MOMENTO PIÙ BELLO DA GIOCATORE DEL NAPOLI – “Sono tanti. Difficile sceglierne uno. Posso dire il ritorno in Serie A col Napoli, ad Udine, dove entro e faccio gol. Il primo gol in Serie C col Chieti, con 80.000 persone allo stadio. Anche la partita contro Genoa per la promozione in Serie A. Ricordare i momenti vissuti sul campo, a volte sono secondari, rispetto a quanto abbiamo vissuto fuori dal campo”.
TRE GESTIONI DEGLI ALLENATORI DI QUEST’ANNO – “Parto dicendo che chiunque ha delle emozioni, viviamo come ci svegliamo al mattino. Quando arrivi ad un successo – qualsiasi esso sia – e nel calcio arrivi come il Napoli l’anno scorso, gestire le emozioni del post scudetto, ho sempre sostenuto sarebbe stato di difficile gestione. Il problema generale, quest’anno, è stato questo. Se a questo aggiungiamo che il Napoli ha preso Garcia, nella prima parte di campionato, il quale dice di non aver visto una partita del Napoli campione, vuol dire mettere in discussione tutto, partendo da Kvara e Osimhen. Si vedeva che, sotto questo aspetto, Garcia non ha mai gestito bene queste emozioni. Quando è arrivato Mazzarri ho detto che mi piaceva, perché conosce la piazza, conosce gli umori, ma ha commesso l’errore di non aggiornarsi da un punto di vista tecnico, tattico e personale. Calzona ha rimesso tutto a posto per quanto riguarda i ruoli, ma è tardi. La situazione ormai è compromessa e nella partita col Monza è evidente quanto ho appena detto”.