“El Pampa” Sosa, l’ultimo numero 10, torna a parlare del suo Napoli

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Sul canale YouTube di Napolità è uscita la video intervista in due episodi realizzata da SalvatorePengue a Roberto “El Pampa” Sosa, ex giocatore del Napoli – tra gli autori della promozione in Serie A – e allenatore. Nel 2004, agli inizi della gestione De Laurentiis, l’ultimo numero 10 della storia del Napoli, è approdato in azzurro: “A settembre 2004 sono successe tantissime cose. Prima di venire a Napoli ho giocato nello stesso anno con Ascoli e Messina, c’era l’opportunità di restare col Messina in Serie A, non se ne fece nulla e tornai a Udine dove mi diedero in prestito. Quell’anno, come allenatore dell’Udinese, c’era Luciano Spalletti e mi iscrisse anche nella Lista UEFA dell’Europa League. In quel periodo, falliscono Napoli, Genoa e il mercato si riapre. Vidi in TV che Pierpaolo Marino sarebbe stato il direttore sportivo del Napoli e, stando ad Udine, fu il primo a chiamarmi. Anzi, ci vedemmo in allenamento e cominciarono i colloqui a fine agosto 2004”.

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RAPPORTO CON LA SOCIETÀ – “La Serie C mi spaventava, dico la verità. In Serie B avevo fatto 12 gol tra Ascoli e Messina. Pierpaolo Marino, con il quale ho ancora un ottimo rapporto, mi convinse ad accettare l’esperienza promettendomi di tornare a giocare in Serie A col Napoli, dicendomi che ne sarei diventato il Re. Il rapporto con De Laurentiis non era come potrebbe esserlo oggi, anche lui è migliorato molto. All’epoca era uno sconosciuto, uno che aveva comprato la proprietà, ma di calcio era al limite e si fidò molto di Marino. Noi calciatori non parlavamo molto con De Laurentiis, forse l’ultimo anno, perché cominciò a rendersi conto della forza che aveva tra le mani. Il mio rapporto con lui è stato ottimo, ma mi rapportavo molto di più con Pierpaolo Marino”.

LA FIGURA DEL DIRETTORE SPORTIVO – “Credo che il direttore sportivo, oltre a fare il mercato, debba essere molto presente nella quotidianità, anche negli allenamenti. Quando ci sono musi lunghi, quando pensavi di giocare 90’, ti aspettavi di avete più spazio, magari ti manca qualcosa, il direttore sportivo è fatto di questo. La quotidianità è molto più importante per i calciatori che già sono in squadra”.

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