Paolo Tramezzani grande amico di Manna: «ADL ha scelto un uomo squadra. È una grande sfida che vincerà lui»

tecnico dell’Istria 1961, è andato in Europa con il futuro ds azzurro

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Paolo Tramezzani e Giovanni Manna saranno legati per sempre da un’impresa e un ricordo indelebile. Una storia che Tramezzani, 53 anni, allenatore giramondo sulle panchine della nazionale albanese con De Biasi, del Lugano, del Sion (a più riprese), dell’Apoel, dell’Hajduk Spalato, dell’Al-Faisaly e dall’8 febbraio dell’Istria 1961, racconta con una certa emozione. «Era il 2017. Gennaio 2017. Il Lugano era ultimo in classifica, il cub decise di cambiare l’allenatore e il direttore sportivo pensò a me. Era Giovanni Manna».  

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All’epoca non aveva ancora compiuto 30 anni. Ne aveva 29, per la precisione.
«Sì. E mi volle in panchina. Quando arrivai la situazione era piuttosto complessa, ma gradualmente cominciammo a scalare la classifica e dall’ultima posizione chiudemmo al terzo posto. Qualificazione diretta alla fase a gironi di Europa League».

Quanti acquisti le regalò nel mercato di gennaio?
«Un attaccante: Sadiku, ma il colpo straordinario lo fece a marzo. Quattro difensori s’infortunarono e secondo le regole Manna avrebbe potuto prendere soltanto un under 21 svizzero: e così s’inventò Cömert, un anno fa al Valencia e oggi al Nantes, all’epoca under 19 del Basilea. Un colpaccio. E filammo dritti in Europa».  

Ebbe fiuto, non c’è che dire. 
«Per me è fenomenale. Ha una grande conoscenza del calcio, a cominciare dai giovani. Ha occhio, spessore, capisce molto. Ma non solo». 

Lo racconti, Napoli pende dalle sue labbra.
«Io lo definisco così: è un uomo squadra. È un riferimento per i giocatori. Ti accompagna, gli piace unire. Ma rispetta i ruoli».  

Per intenderci: non interveniva sulle sue formazioni?
«No, ripeto: sa cosa significa rispettare i ruoli. Ha sempre ottimi rapporti, sa stare nel gruppo, fa squadra. Ha buone maniere, è intelligente».

Il pregio numero uno dell’uomo Manna?  
«La schiettezza. Un lato che viene sempre apprezzato. Con lui riesci a parlare, non so se mi spiego».  

Perfettamente. Il pezzo forte del dirigente Manna? 
«Ha una visione superiore alla media. Io lo apprezzo tanto, sono molto legato a lui e anche a Cristiano».  Cristiano Giuntoli?
«Sì, abbiamo giocato insieme. A dicembre sono andato a Torino a trovare lui e Giovanni».

Ha già sentito Manna per commentare?
«No».

Capiterà. Ma il Napoli ha scelto l’uomo giusto?  
«Assolutamente, non avrebbe potuto trovare di meglio. Per lui parla il lavoro con la Juve in questi anni».  

Da Paolo a Giovanni, da amico a amico: cosa le dirà?  
«Che per lui sarà un ritorno alle origini. Napoli è un posto speciale, città meravigliosa e grande club: lasciare la Juve per il Napoli non significa un passo indietro, sia chiaro. Di certo è una sfida: arrivare dopo una stagione così potrebbe essere un vantaggio oppure no, ma so che la vincerà».  

 

Fonte: CdS

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