Claudio Anellucci, procuratore ed ex agente di Edinson Cavani, è intervenuto ai microfoni di 1 Football Club, programma in onda su 1 Station Radio, parlando di numerosi argomenti.
Ecco le parole di Claudio Anellucci:
“La Juventus ha meritato la vittoria contro la Lazio? No, assolutamente no. La Juventus ha avuto due episodi fortuiti, un buco enorme in difesa, dovuto a un cambio tra Patric e Casale, e ha giovato di una giocata di Vlahovic. Nel primo tempo, però, se c’era una squadra che doveva passare in vantaggio era la Lazio. La semifinale, tuttavia, è ancora aperta. I biancocelesti hanno pagato anche un calo mentale per quanto accaduto negli ultimi venti giorni. La squadra ha pagato l’assenza anche di Zaccagni così come quella di Patric.
Se mi sta piacendo il nuovo corso di Tudor? Molto, sono un ammiratore di Tudor. Ha le idee giuste, è un tecnico giovane ma vincente. La Lazio che attacca gli avversari nei primi venti metri è un qualcosa che mi è sempre piaciuto. È chiaro che i risultati fanno la differenza, ma sinora ha avuto pochi giorni per lavorare e fare la propria squadra. C’è ancora tanto margine di miglioramento, anche se non ci sono i calciatori adatti al suo sistema di gioco.
È stato un errore non voler affidare il progetto Napoli a Tudor? Un traghettatore, in tutte le situazioni, difficilmente può far bene. Credo, però, che in un anno e mezzo Tudor avrebbe potuto fare veramente bene. Un profilo come Italiano, a parer mio, non lo vedo benissimo a Napoli.
Quale calciatore della Fiorentina potrebbe dirsi ideale al Napoli, soprattutto in caso di arrivo di Vincenzo Italiano in azzurro? Mi piace molto Barak. Ha giocato poco a Firenze, ma è un calciatore interessante così come Kayode. Per quanto riguarda il resto, ci sono giocatori importanti a Firenze. In passato parlavo di Nico Gonzalez e mi prendevano per pazzo, ma credo sia un profilo interessante e pronto ad una piazza importante come Napoli.
Quale potrebbe essere il nove ideale per il dopo Osimhen? Il mio preferito si chiama Edinson Cavani. Rimango legato alle tradizioni. Ciò detto, ci sono tanti profili interessanti, ma il club deve fare ordine, dopo la tanta confusione di questi mesi, nell’assetto societario. Non è stato un mercato esaltante, con calciatori da non prendere e cifre folli. Può accadere che ci sia un passaggio a vuoto nel lavoro di uno scouting, e ciò non toglie meriti a Micheli e al suo staff.
Chi salverei degli azzurri dopo questa stagione fallimentare? Nessuno poteva pronosticare un calo tanto drastico degli azzurri dopo un successo evidente come quello dello scorso anno. In questa situazione diventa difficile salvare qualcuno. Non capisco perché Simeone non gioca mai. Il Napoli ha molti calciatori che non giocano nel proprio ruolo. Tuttavia, posso dire che ripartirei da Lobotka.
Simeone sarebbe il profilo giusto per la Lazio? Potrebbe essere il calciatore giusto per la Lazio. Può dare un cambio generazionale a chi ha fatto benissimo in biancoceleste, come Ciro Immobile. Tutte le storie, però, giungono al termine.
Non terrebbe Immobile nemmeno come punto cardine della squadra, magari in panchina? Non è un calciatore che ama molto star seduto a guardare. È una situazione che rischia di divenire logorante anche per lo spogliatoio. Le condizioni ambientali e fisiche non gli hanno consentito di fare la differenza quanto servirebbe. È un emblema, un simbolo, e i simboli devono sempre giocare. Non sarebbe giusto nemmeno per lui. È un ragazzo che ha fatto la storia di questi club, e non sarebbe giusto addossargli le responsabilità dei risultati di questa stagione.
Come commenta la scelta di Giovanni Manna? Mi sembra che siano delle ripicche tra il presidente e Giuntoli. Ripicche che non hanno alcun senso. Quello sta alla Juve e lo vado a togliere ai bianconeri… Mi sembra una cosa poco professionale. Se continua questa storia, rischiamo di andare ad analizzare ogni minima esultanza. Manna lavora alla Juventus, è normale. Sono storie che rischiano di condizionare i tifosi e, dunque, anche l’avventura di certi professionisti nel nuovo club. Credo, però, che le dirigenze sappiano quello che devono fare”.