Dopo lo scudetto abbiamo tutti sperato che finalmente una società organizzata aveva iniziato un ciclo vincente. E invece – ha detto l’ex tennista napoletano, commentatore e allenatore, Diego Nargisio, a Radio Marte nel corso di Marte Sport Live – questo ciclo è subito finito, con i problemi che sono sorti con gli attriti tra Spalletti e De Laurentiis, poi con il ds Giuntoli e poi aumentati con varie scelte e con l’arrivo di tre allenatori che hanno commesso errori.
Secondo me, però, se fosse rimasto Garcia non saremmo a questo punto, perché poi sono state fatte scelte sbagliate: col francese avremmo avuto più punti degli attuali. Dopo sono venuti Mazzarri che, al netto di quello che ha fatto nel passato e di cui gli siamo riconoscenti, era finito nel dimenticatoio ed è ormai un ex, e Calzona, che è una persona perbene ma che fa troppe cose insieme.
Il Napoli non è il Brescia o il Parma, non può avere un allenatore a mezzo servizio. La problematica principale del Napoli nasce dalla testa, il pesce puzza dalla testa purtroppo, ma non ce l’ho in assoluto con De Laurentiis, a cui tutti dobbiamo un ringraziamento, innanzitutto per aver ripreso una squadra dal fallimento ed averla portata ai vertici europei con i conti a posto.
Dobbiamo ringraziarlo per questo senza dubbi, ma forse ha bisogno ora di fare un passo indietro su alcuni aspetti societari: tocca a lui l’ultima parola ma deve lasciare ai grandi manager l’organizzazione legata alla squadra. Quest’anno ci sono stati troppi squilibri, attraverso le partenze e soprattutto i malcontenti, che hanno impattato sui rapporti tra squadra e allenatori e specie sul rendimento in campo.
Il Napoli di quest’anno non ha mai avuto equilibrio, tecnico, tattico, mentale e fisico. Ora serve ricominciare per ripartire insieme alla grande. Per quanto riguarda Sinner, ormai non ci stupisce più, per la sua semplicità e per la naturalezza, per come fa le cose, è impressionante l’equilibrio con cui si supera ogni volta, ottenendo grandi risultati. Ma poi incredibilmente lui è il primo, parlando con i suoi allenatori dei quali sono amico, a evidenziare le cose da migliorare appena finisce un torneo.
E’ una mentalità che gli è stata inculcata già da quando era ragazzo da Riccardo Piatti: la crescita di un campione così non prescinde da un’educazione sportiva e professionistica di un certo tipo. La sua forza è accettare l’errore e la sconfitta e ripartire e fa esattamente lo stesso dopo ogni vittoria. Jannick ora parte all’assalto alla vetta della classifica mondiale e credo che salterà uno dei tre tornei sulla terra rossa, tra Montecarlo, Madrid e Roma, per presentarsi al meglio al Roland Garros”.