A Radio Crc, nel corso della trasmissione Si Gonfia la Rete, è intervenuta Monica Colomba, giornalista: “La sentenza tiene conto esclusivamente di ciò che è successo in campo, senza prendere in esame tutta l’ondata emotiva di ciò che è avvenuto nei giorni seguenti tra dichiarazioni, retromarce, social, prese di posizioni, spifferi. Non ci sono immagini che riprendono il momento dell’insulto, non c’è traccia nel referto dell’arbitro e, col senno di poi, Juan Jesus è stato così accomodante durante la partita da risultare poi tardiva la sua reazione. Non possiamo immaginare che Juan Jesus si sia inventato tutto, ma è stata presa una decisione in punta di diritto e libera dai condizionamenti sentimentali. Non è un caso che ieri l’Inter non abbia fatto comunicati e abbia scelto la via del silenzio. Non era stata un’allucinazione collettiva quando abbiamo scritto che rischiava la carriera, forse i primi a nutrire dei dubbi erano proprio i suoi dirigenti.
Juan Jesus non può impugnare la sentenza perché non è parte in causa. La causa era tra la procura federale ed Acerbi, è come se un giocatore vittima di una gomitata si lamentasse perché chi ha compiuto il fallo ha preso 2 giornate e ne avrebbe meritate 4“.