A “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio, è intervenuto Mirko Taccola, allenatore ed ex calciatore, tra le altre, di Napoli e Inter. Di seguito, un estratto dell’intervista:
Il Napoli ha qualche rammarico per la sconfitta di Barcellona?
“Sinceramente, credo che il Napoli abbia approcciato non bene a questa partita. Non ci ha creduto fino in fondo. Dopo il due a zero, la squadra si è liberata da quel peso e ha cominciato a giocare. Lì si è visto che si poteva fare, ma si è partiti in ritardo”.
C’è qualche scelta arbitrale un po’ discutibile? In Italia, forse, siamo abituati diversamente.
“Non ci sono dubbi sul rigore. Tuttavia, credo dobbiamo partire dall’inizio di questa partita. Il Napoli è entrato in campo con qualche timore reverenziale di troppo. Se fosse entrato più convinto, più deciso, se la sarebbe giocata meglio, con maggiori possibilità di avere la meglio”.
Quanto contano gli allenatori in queste partite?
“A livello tattico va data un’impronta, ma a livello motivazionale non credo ci siano grandi cose da trasmettere. Da quel punto di vista, i calciatori devono comprendere l’importanza ella partita, la posta in palio. I giocatori devono andare da soli. L’allenatore deve incidere su quel che vuole fare durante la partita. Mi è sembrato, però, un inizio titubante da parte degli azzurri, un po’ in soggezione. Poi, prendi il secondo gol e nella mente pensi ‘ora non c’è più nulla da perdere’. Da lì, si è vista un’altra squadra”.
Cosa si porta di positivo il Napoli dalla sfida di Barcellona?
“Intanto, il Napoli è una squadra importante, al di là di quanto successo quest’anno. C’è il dovere di pensare di dover fare punti con chiunque e dovunque. Ora, bisogna buttarsi sul campionato, cercando di fare qualcosa di eccezionale. Ogni partita ti può dare quello slancio e la sfida con l’Inter, la prossima giornata, può garantire le giuste motivazioni”.
Cubarsì ha limitato in modo efficace Victor Osimhen. È stata una gara da fenomeno per il talento blaugrana oppure Osimhen non vale i 130 milioni della clausola?
“È stato un bellissimo duello, molto fisico, acceso. Se le sono anche date. Credo, però che Osimhen andava andasse nelle condizioni di attaccare lo spazio. Ci ha provato, ma troppo spesso è andato in fuorigioco. È mancata la qualità nell’ultimo passaggio. Dietro, alle spalle dell’ultimo difensore c’erano tanti metri da andare a prendere. Quella sarebbe stata l’arma in più del Napoli”.
Quanto può pesare la gara di Barcellona sulla sfida di domenica?
“Peserà il dispendio di energie, ma non credo incideranno i risultati. Adesso, la concentrazione deve essere sul campionato, sul pensiero di avere la forza di fare questa rimonta incredibile. È nelle corde del Napoli, una squadra importante che deve ambire alla qualificazione in Champions. Il Napoli dovrà andare su ogni campo a cercare la vittoria. Ovviamente, l’Inter ha la possibilità di poter gestire, con un vantaggio in classifica che non impone il dovere di vincere”.
Con tre allenatori cambiati in stagione, nessuno si è affidato a Natan. Si può dire non si sia riusciti a sostituire Kim Min-Jae?
“Non era impresa facile… Era già andata bene quando andò via Koulibaly ed esplose questo Kim dal nulla. Sicuramente il coreano venne valorizzato da Spalletti. Farlo due volte, però, sarebbe stato difficile. I difensori centrali sono merca rara. Anni fa, l’Italia era costruttrice di difensori. Oggi, ne abbiamo pochissimi. Andiamo a prenderli fuori e il difensore centrale è diventato come gli attaccanti di qualche anno fa. Poi, ci sono dei costi assurdi”.