Retroscena Kalidou: “Ecco chi nel Napoli mi voleva vendere, Calzona si oppose”

Koulibaly inchioda Sarri

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C’è sempre qualche sliding doors nelle carriere dei calciatori: chi ti trova il ruolo giusto, l’annata magica, l’allenatore che sa o non sa valorizzarti. Ed anche per Kalidou Koulibaly è andata così come rivela lo stesso difensore senegalese in un’intervista alla Gazzetta in cui parla a lungo del Napoli, la sua ex squadra, e di come stava per andar via quando arrivò Sarri dopo Benitez.

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Sarri a Napoli iniziò malissimo

A Napoli viene ricordato come il profeta del calcio-spettacolo ma anche per Sarri ci furono sliding doors decisive, visto che alla sua prima stagione in azzurro l’avvio fu da zona retrocessione prima che i senatori della squadra non lo convincessero a cambiare sistema di gioco. In avvio l’ex tecnico dell’Empoli aveva impostato la squadra in maniera totalmente diversa, senza quel 4-3-3 che sarebbe passato alla storia. Mise Insigne nel ruolo non suo di trequartista, spostò Callejon seconda punta anzichè sulla fascia e non vedeva proprio due difensori che sarebbero stata la sua fortuna, ovvero Ghoulam (preferiva mettere il destro Hysaj a sinistra pur di non utilizzarlo) e appunto Koulibaly.

Koulibaly voleva un allenatore che lo valorizzasse

Nel ritiro estivo Koulibaly si allenava con le riserve e doveva andar via (anche se De Laurentiis non aveva accettato offerte ricche dalla Premier). Il giocatore racconta l’aneddoto parlando della stima che ha per Calzona: “Il Napoli aveva bisogno di un allenatore che continuasse il lavoro di Spalletti, ma è stato difficile prima con Garcia poi con Mazzarri. Ma oggi abbiamo Ciccio Calzona: conosce molto bene la società e l’ambiente, tanti giocatori sono cresciuti anche grazie a lui, come è successo a me: gli devo tantissimo”

“Forse pochi lo sanno, ma quando Calzona è arrivato a Napoli con Sarri, io me ne dovevo andare, portavo offerte per essere ceduto. Lui venne da me e mi disse: “non capisco perché vuoi andartene?”. E io gli spiegai che avevo bisogno di giocare, di trovare un allenatore che contava su di me e mi valorizzasse. Mi disse: “se correggi due o tre cose e ascolti i consigli miei e di Sarri, avrai l’occasione per giocare tante partite”. Io replicai: “tu non sei l’allenatore, sei il secondo del mister. Se lui non mi vuole, non puoi fargli cambiare idea. Mi assicurò che mi sbagliavo. E aveva ragione lui. Ha fatto di tutto per tenermi a Napoli. Insieme a Sarri, ha cambiato la mia storia”.

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