E se Maradona avesse vissuto una storia in Italia con un’altra maglia, non quella del Napoli? Si sa – lo sottolineò il Pibe nell’autobiografia “Yo soy el Diego” scritta con Daniel Arcucci – dell’interessamento dell’Avvocato Agnelli, che venne spento dal presidente della Juve Giampiero Boniperti perché quel ragazzo argentino «era bassino». Ma anche l’altra squadra di Torino avrebbe potuto mettersi sulle tracce di Maradona, che avrebbe fatto le fortune del Napoli, se lo scrittore Giovanni Arpino avesse girato ai dirigenti del club granata un suggerimento di Osvaldo Soriano, l’amico argentino che si era rifugiato a Parigi durante la dittatura militare.
Soriano, grande appassionato di calcio come Arpino, inviò una lettera il 7 maggio del 1979 dalla casa di Rue de la Bidassoa nella quale spiegava: «Gli amici mi dicono che in un piccolo club di Buenos Aires, l’Argentinos Juniors, c’è la salvezza del Torino. Si chiama Diego Armando Maradona, ha 18 anni ed è, secondo i giornalisti e i miei amici stessi, il più grande giocatore (anche se è basso di statura) degli ultimi 30 anni. Fa due gol a partita (la sua è una squadra misera ma sono primi) e fa già parte della selezione nazionale. Certo, tutti i grandi, e il Barcellona, lo vogliono comprare: costa, credo, cinque milioni di dollari. Se il Torino ha quei soldi è salvo. Dicono che paragonato a lui Sivori è un energumeno. Poi non dite che non vi avevo avvertito. Un abbraccio grande».
Un anno prima Maradona era stato scoperto da Gianni Di Marzio, l’allenatore del Napoli, messo sulla pista giusta da un amico tassista. Ma le frontiere italiane erano chiuse e Corrado Ferlaino, il presidente del club azzurro, non se la sentì di investire qualche milione di dollari per parcheggiare Diego in un club straniero, così come aveva suggerito Di Marzio, fino alla riapertura delle frontiere che sarebbe avvenuta nel 1980.
Fonte: Il Mattino