I fab four della Champions. Quattro dei giocatori più incostanti, prima con Garcia e poi con Mazzarri……..rigerenati, di nuovo calcio rock

con l’arrivo del nuovo allenatore hanno finalmente ricominciato a suonare calcio rock

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Come se fossero stati inghiottiti da una nube, erano spariti (almeno) in quattro: e c’è stato un tempo troppo lungo che Napoli si è chiesto dove fossero finiti Anguissa, Lobotka, Kvaratskhelia ed Osimhen e con loro quella favola. Come se il calcio gli fosse appartenuto solo lateralmente, pareva che con i Fab Four pure la melodia di quel football non potesse più ricreare la magia del passato, il rintocco del palleggio ritmato, le vibrazioni e le percussioni di una squadra assai rock: e quando ormai tutto sembrava irrimediabilmente perduto, rieccoli assieme, una splendida band, piena di ritmo e d’orgoglio personale, d’una fame di verità da sistemare sul palco. Francesco Calzona ha ricominciato partendo dal centro della musica – Stanislav Lobotka – gli ha offerto le chiavi del sorriso ed ha riprodotto, per quel che si può, il Napoli a sua immagine e somiglianza: «Perché questa squadra ha il gusto della bellezza in sé». L’ha ritruccata, l’ha vestita (anche) della affascinante eleganza di Anguissa, dalla languida spensieratezza dei dribbling di Kvaratskhelia, della disarmante voracità di Victor Osimhen e adesso c’è un motivo per vivere meglio e uno per sognare in Grande.   Fonte: CdS

Factory della Comunicazione

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