La Gazzetta dello Sport analizza il pareggio del Napoli contro il Genoa:
Una quantità di fischi così copiosa, da queste parti, Walter Mazzarri non li aveva mai ricevuti. Sono il segnale inequivocabile del malcontento della città, passata in fretta da uno scudetto atteso 33 anni a una stagione sciagurata. La situazione sta precipitando, senza che nessuno riesca a mettere freno alla rovinosa caduta dei campioni d’Italia, vittime di una involuzione tecnico-tattica inimmaginabile. Ma le cose nel calcio si evolvono velocemente e tutti dovrebbero essere capaci di aggiornarsi continuamente, per non rimanere indietro.
Cosa che invece non sembra aver fatto il Napoli, che adesso rischia di passare alla storia come la peggior squadra di sempre tra quelle che hanno dovuto difendere il titolo di campioni. Ed è questo l’aspetto che ferisce di più i tifosi: come è potuto succedere? Affidare la panchina a Rudi Garcia sembrava un azzardo, sostituirlo con Mazzarri è stato però un salto nel buio e adesso i conti non tornano. Il quarto posto Champions è ancora raggiungibile solo per una questione aritmetica, ma il Napoli non c’è più e questo è ormai un dato di fatto.
E sul banco degli imputati ormai non finiscono solo allenatore e società, ma pure i giocatori. “Meritiamo di più”, urlavano le due curve del Maradona mentre la squadra a testa china si avvicinava al settore del tifo più caldo per chiedere scusa. Un nuovo scossone in panchina al momento non è in agenda, però la situazione è critica e come tale verrà affrontata: Aurelio De Laurentiis ha lasciato lo stadio scuro in volto, molto contrariato.
Ngonge potrebbe aver soltanto rinviato un ribaltone, che non ci sarà prima della sfida di Champions contro il Barcellona: mercoledì Mazzarri si giocherà un pezzo di futuro e un’altra prova deludente potrebbe portare il club a spingere per l’esonero, nell’estremo tentativo di dare un ultimo segnale alla piazza e ai giocatori. Il nome di Marco Giampaolo è un’ipotesi, probabilmente non l’unica. Ma De Laurentiis vorrebbe evitare un nuovo esonero e spera ancora in un moto di orgoglio della squadra.
Orgoglio che però non si è visto ieri: il Napoli ha perso la sua bellezza e la sua essenza. Non ha più gioco né anima e vive sulle individualità, che pure sono di prima classe. Però è anche triste vedere Kvaratskhelia impegnato per lunghi tratti in un uno contro dieci, con i compagni incapaci di aiutarlo o di trovare altre soluzioni. Mazzarri evidenzia numeri che non hanno il supporto dei risultati, perché quel dominio sul possesso palla che sottolinea stride con l’incapacità della squadra di essere pericolosa, di costruire azioni limpide e soprattutto di andare al tiro. Ma Walter tira dritto, è convinto di avere la squadra dalla sua parte e non ha intenzione di fare un passo indietro.
«Non mi dimetto, perché sapevo delle difficoltà quando ho accettato l’incarico. Se avessi la sensazione che i ragazzi non mi seguissero, allora potrei pensare alle dimissioni, ma al massimo ci saranno 3-4 scontenti…”» E sull’amarezza dei tifosi, prova a giocare in contropiede: «Per i risultati, io sono più incavolato di loro», chiude Walter. «Mi sento napoletano e sto peggio di loro, ma devo anche essere razionale e non mi sembra che la partita sia sta così schifosa». Forse no, ma senza il gol di Ngonge, probabilmente, non avrebbe avuto un’altra chance”. v