E allora, che sia un buon compleanno Khvicha. Kvara a Milano, quarantotto ore di festa: la sua speranza è questa. E il sentimento è condiviso con un intero popolo di tifosi, aspiranti invitati al party (ideale) di lunedì. Giorno del suo ventitreesimo compleanno: una data importante per lui ma anche per il Napoli. Questione di Champions, di una partita in programma domani che ha un po’ il sapore delle grandi notti di calcio e un po’ quello della trappola. San Siro, il Milan, la solita sfida con Leao che tanto piace al pubblico e ai romanzieri del calcio, ma anche Calabria, Kjaer, Pulisic, Gabbia e la gabbia. I problemi, i fastidi: raddoppiato, triplicato, accerchiato, domato, innervosito. È andata più o meno così, in questa seconda stagione da stella e non più cometa all’improvviso; sei mesi ad annunciare la consacrazione ma anche un mucchio di tempo a dire e a fare una fatica del diavolo tra finte, scatti, falli, ragnatele, meno gol, meno assist, stizza, colpi in canna e qualche lampo dei suoi. Tipo l’ultimo con il Verona: la partita del ritorno della gioia in campionato dopo 50 giorni di ansia, ma anche di una dichiarazione di Mazzarri che non è rimasta lettera morta. Walter del resto va in giro per televisioni da un po’ – ogni maledetto 90’ -, a ripetere che Kvara dovrebbe giocare più dentro il campo (come gli spiegava già Spalletti); più trequartista che esterno sinistro puro del tridente, più libero e meno totem al contrario dei difensori e dei centrocampisti, dei raddoppi e delle gabbie. Ebbene, domenica lo ha ribadito e poi da lunedì s’è messo a lavorare: tante sedute d’allenamento a far recitare al suo gioiello la parte del trequartista. Kvaratskhelia rifinitore unico dietro la punta con il 3-5-1-1 oppure in coppia con Politano alle spalle del centravanti. E d’accordo, il modulo anti-Milan non è ancora stato battezzato definitivamente, ma la chiave di Mazzarri per aprire la gabbia è in tasca.