Ibrahimovic promesso sposo del Napoli nel 2019, poi…
Zlatan Ibrahimovic, oggi Senior Advisor del Milan dopo aver appeso gli scarpini al chiodo alla fine della scorsa stagione, è stato vicinissimo a vestire la maglia del Napoli nel 2019: una trattativa impostata e da definire negli ultimi dettagli ma definitivamente sfumata a causa dell’esonero di Carlo Ancelotti.
L’idea di uno sbarco di Ibra a Napoli parte da lontano. Precisamente – riporta ilmattino.it – da una sera di luglio 2016 in un ristorante italiano stellato di Los Angeles, dove Aurelio De Laurentiis incontra casualmente l’attaccante svedese in procinto d’iniziare una nuova avventura al Manchester United. Tre anni dopo l’idea di consegnargli la maglia azzurra prese corpo, considerata soprattutto la presenza sulla panchina azzurra del tecnico di Reggiolo che aveva allenato Zlatan al Psg.
Dopo la fine dell’esperienza americana, Ibra era desideroso di vivere nuove emozioni da protagonista in un club europeo. Raccontò lui stesso nel libro “Adrenalina” come andò. «Avevo detto a Mino Raiola che ormai avevo chiuso dopo i Galaxy, finito. Lui mi ha stimolato, gli ho risposto: solo con l’adrenalina puoi convincermi. Una sera guardo un documentario su Diego Armando Maradona, al San Paolo era incredibile: tifosi impazziti, atmosfera incredibile. Chiamo subito Raiola: Chiama il Napoli. Vado al Napoli. Il Napoli? Sei sicuro?, mi risponde. Sì, vado a Napoli. Sarà la mia adrenalina. Porto 80mila persone allo stadio ogni domenica e vinco lo scudetto come Maradona. Li faccio impazzire. Parliamo col club, trattiamo e troviamo l’accordo. Tutto fatto. Sono un giocatore del Napoli. L’allenatore è Ancelotti, lo conosco da Parigi. Ci sentiamo quasi tutti i giorni e già mi spiega come vorrebbe farmi giocare. Valutavo anche l’idea di vivere in barca, era tutto pronto. Poi l’11 dicembre 2019, giorno in cui devo firmare col Napoli, De Laurentiis caccia Ancelotti. Ho una brutta sensazione, è un cattivo segnale. Non posso fidarmi, manca stabilità. Non sono io il centravanti per Gattuso, per il suo 4-3-3. Così è nato il mio ritorno al Milan, pochi giorni dopo la sconfitta di Bergamo: volevo una sfida, non un contratto».