L’approfondimento di Maurizio Santopietro: “Battito di ciglia”

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Le riflessioni:

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 “Personalmente, non ricordo se e quando la squadra Campione d’Italia abbia mai avuto ventidue punti in  meno al girone d’andata del campionato successivo. Nessuna squadra, credo, avrebbe potuto far peggio! Ad esempio, dei club non abituati a vincere, il Cagliari, Campione nel 1970, di cui rimane indelebile  il mito del grandissimo Gigi Riva, a fine campionato dell’anno dopo perse quindici punti (su 30 partite totali); Il Verona, registrerà sette punti in meno; il Napoli del primo, napoli scudettostorico scudetto fece gli stessi punti in quel campionato, poi vinto poi dal Milan con tre punti in più quando il Napoli, a cinque giornate dalla fine, era avanti di cinque punti (la vittoria portava solo due punti); la Fiorentina ebbe nove punti in meno, tra il 1968/69 e 1969/70; la Lazio, solo meno tre; e la Roma, meno cinque.

I ventidue punti in meno, per quanto la soglia dei cinquanta toccata nel girone d’andata dello scorso anno sia stata oggettivamente esagerata, aggravano sì, la caduta libera ancora in corso, ma rilevano anche l’improvvisazione con cui è stato vinto lo scudetto, foraggiando il “senso d’onnipotenza” di ADL, già di suo elevato, e amplificato dalla combinazione della riduzione sensibile del monte ingaggio con il rafforzamento del valore tecnico-tattico ed economico della squadra. Fatto raro, se non unico. Certo, il tardivo mea culpa del presidente, ha accelerato la necessità di riparare nel mercato invernale, cosa a lui sconosciuta, anche quando sarebbe servita alcuni campionati fa: ricordiamo i campionati persi dal Napoli di Mazzarri con i “Tre Tenori” e quelli di Sarri, per la rinuncia al potenziamento nel “mercato di riparazione”.

Eppure, come in estate, è ancora scoperto il ruolo di stopper, come si diceva epoche fa, che rappresenta la prima falla su cui intervenire adeguatamente. Le funzioni “riparatorie” di ADL non sembrano, al momento, coincidere con una visione progettuale. In verità, in estate,  al surreale mercato operato dal presidente, possiamo aggiungere un’ulteriore aggravante: i contratti sospesi di alcuni importanti giocatori, uno su tutti, quello di Zielinsky, che andrà a scadenza e il mancato adeguamento dell’ingaggio di Kvara, che oggettivamente non può rimanere quello di un mediocre giocatore di serie A. Ma senza voler affondare il dito nella piaga, questa sgradevole situazione azzurra ha fatto emergere altre riflessioni:

1) la cornice in cui avviene il fenomeno, cioè il calcio giocato, è costituita dalla società, che orienta il paradigma su cui si fonda la costruzione e/o la riconferma di un team vincente, per il quale è rilevante non solo l’assetto tecnico tattico, quanto piuttosto la forza morale motivazionale, la forza di coesione della squadra: l’allenatore è la figura che accentra tali funzioni.

2) Rispetto al sistema di gioco, è l’intensità agonistica (“cazzimma”), di cui è espressione la condizione fisico atletica, la variabile che determina la fluidità di corsa, il tempismo nel recupero dei palloni persi e contesi, la qualità del pressing a tutto campo, il movimento senza palla. Cose che riuscivano “un battito di ciglia ”fa, avendo negli occhi la dinamicità, la combattività, dei vari Lobkta, Anguissa e Zielinsky.

3) Poi emergono le differenze specifiche come la rapidità  e la precisazione d’esecuzione del gesto tecnico e la creatività dei colpi, che non si insegna, ma a cui ci si deve allenare. La partite giocate dal Napoli in questo girone d’andata ne sono una prova provata, purtroppo, già alla terza partita, quella con la Lazio e, segnatamente, nel secondo tempo.

4) Dopo, solo dopo, viene la tattica, ciò che non ha compreso immediatamente Garcia, scelto da ADL, com’è noto, che ha avuto un atteggiamento presuntuoso nei confronti dei Campioni d’Italia. ‹‹Non ho visto una partita del Napoli dello scorso campionato››, dirà nella conferenza stampa di presentazione. Di eccesso opposto è stata invece la prima uscita di Mazzarri il quale, adeguandosi alle richieste del presidente (allenatore-direttore-magazziniere), “contro natura” dirà: ‹‹giocherò con la difesa a quattro››. Eppure sarebbe stato, in questo caso, necessario un accorgimento tattico volto a ritrovare la compattezza dei reparti, visto che spesso la squadra era spezzata in più  tronconi, regalando intere praterie nelle ripartenze degli avversari e, quindi, prendendo una barcata di gol.

La partita con la Fiorentina nel mini torneo di super coppa italiana – assurdo per i regolamenti dei cartellini che varranno anche in campionato, per l’errato tempismo, per la scelta geografica e, soprattutto per il vilipendio alla figura di Gigi Riva -, ha certificato quanto sopra scritto: l’importanza dell’umile disponibilità allo “sforzo”, l’adeguata accortezza tattico difensiva, su cui fare la partita. Per inciso la cattiva, sospetta distribuzione dei cartellini a favore delle maglia a strisce, ha sancito la debolezza politica della società partenopea, pardon, del suo presidente, al quale è sconosciuta la capacità diplomatica nelle relazioni istituzionali. Ma da  qui, oltre che da un rafforzamento tecnico del parco giocatori, si ricostruisce lo spirito dello spogliatoio, che cesella la struttura caratteriale e motivazionale del gruppo, esprimendo quella “appartenenza” alla Gigi Riva, appunto: valore dissoltosi negli ultimi quarant’anni e, per quanto concerne il Napoli, evaporato all’istante dopo la vittoria del tricolore. Ma attenzione a non fare come chi, di fronte a un incendio, cerca per prima cosa il colpevole, invece di dare una mano ad spengere il fuoco. E se fuoco ci deve essere, vogliamo quello agonistico, quello dei tifosi veri…”

 

A cura di Maurizio Santopietro

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