Giovanni Simeone è il centravanti di quando eravamo piccoli, una specie di eroe dell’area capace di segnare in tutti i modi, pur non avendo il fisico da supereroe come invece Osimhen. Ha accettato di essere terzo nella gerarchia, ma non si è mai perso d’animo: per lui giocare al calcio vuol dire emozionare, divertire, rovesciare partite e destini. Giocare bene significa fare le cose che gli altri non sanno fare, e spalancare gli occhi alla gente. Come Simeone, che ha spalancato soprattutto la porta alla Supercoppa. È il terzo centravanti del Napoli, ora sta meglio di Jack Raspadori e tocca a lui imporsi. Domani, tra gli azzurri, sarà ancora una volta il più atteso. Di fronte alla squadra del cuore di suo padre, l’argentino vuole risolvere la questione.Nella semifinale di Riad, è andato a cercare da solo i palloni che non gli arrivano più per grazia ricevuta, arretrando fino al cerchio di centrocampo. Ha visto da vicino il portiere avversario una sola volta nel primo tempo, quando gli ha fatto gol. In questo Napoli catenaccio e contropiede, lui deve attendere nell’ombra le vittime per avventarsi e dilaniarle. L’antico Simeone, quasi 30 anni, per ora ha vinto il ballottaggio sul giovane Jack. Intanto, ha accolto anche lui Traoré che si è allenato sullo stesso campo degli azzurri, ma visto che non mette piede su un campo di allenamento da due mesi, bisognerà avere un po’ di pazienza. Ngonge è rimasto in hotel, stanco per il volo (è arrivato attorno alle 7 di ieri mattina). Se andranno in panchina domani? Possibile. Ma senza aspettarsi nulla.