Gazzetta – Mazzarri azzecca tutto e Zerbin fa il fenomeno! La viola torna a casa

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Il Napoli di Walter Mazzarri si impone 3-0 sulla Fiorentina e vola in finale di Supercoppa italiana. Di seguito l’analisi odierna de La Gazzetta dello Sport: 

 

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Diciamolo subito e togliamoci il peso. Che tristezza le due curve quasi vuote, i seggiolini nudi. Per l’ufficialità: 9.762 spettatori, per l’evidenza non più di 6 mila. Una cornice da campionato dilettantistico. In un angolo della tribuna, un gruppetto di pseudo-tifosi napoletani, malinconici come il loro fumogeno che, al termine, hanno pure mostrato una bandiera offensiva. A match iniziato, le tv della tribuna stampa trasmettevano Palestina-Emirati di Coppa d’Asia. Ha senso volare per migliaia di km per esporre il calcio italiano in questo modo? Napoli e Fiorentina hanno provato a dare un po’ di allegria e ci sono riuscite, soprattutto nel primo tempo. Ha vinto nettamente (3-0) e meritatamente il Napoli che giocherà la sua quinta finale di Supercoppa, vinta due volte (1990, 2014). In copertina un uomo di 62 anni, Walter Mazzarri, e un ragazzo di 24, Alessio Zerbin.

 

Il tecnico azzurro ha azzeccato tutto: modulo, uomini, spirito. Invece di rincorrere il passato e la bellezza di Spalletti, ha badato al sodo, come si deve nell’emergenza: difesa a tre, linee chiuse, lotta e ripartenza. Il primo gol di Simeone e l’ultimo di Zerbin a campo aperto. Lui, sì, che è stato un ottimo rappresentante dell’italianità. Ma anche idee moderne: l’assist di Juan Jesus per l’1-0 non è stato casuale, ma studiato. E’ il braccetto che si alza per fregare le preventive. Zerbin, quando arriverà a Frosinone, dove giocherà presto, racconterà di aver segnato 2 gol in 2 minuti nello stadio di CR7 dopo aver sbattuto contro un palo. Il sangue ha reso ancora più epica l’impresa.
L’umiltà di Mazzarri e l’entusiasmo di Zerbin: questo è mancato alla bruttissima Fiorentina di Riad. Dopo due finali perse (Coppa Italia e Conference League), Italiano, alla vigilia, aveva chiesto uno scatto di attenzione, personalità, cattiveria. E’ stato clamorosamente snobbato dai suoi, lenti, molli, incapaci di reagire allo svantaggio. Un paio di tiri nello specchio in 90 minuti, un rigore sbagliato. Come se la lussuosa classifica e i tanti complimenti, avessero ammorbidito l’anima da combattimento.

 

Nella conferenza di vigilia, Walter Mazzarri aveva escluso con troppo vigore la difesa a 3 per non sospettare il contrario… Infatti: Di Lorenzo, Rahmani, Juan Jesus, con Mazzocchi e Mario Rui sulle fasce (3-4-3). L’inizio è da pallanuoto, nel senso che le due squadre scattano alla conquista della palla. Sono le prime in Serie A per possesso. Se lo contendono nella prima fase di studio, poi diventa sempre più chiaro che al Napoli va bene anche giocarlo in ripartenza, anche perché, sulle transizioni, la difesa viola appare quasi subito disordinata.
Al 10’ Politano la infila convergendo da destra e calcia forte: Terracciano accompagna in corner. Al 22’ il Napoli passa, sorprendendo ancora una Fiorentina lunga e mal disposta. L’imbeccata è di Juan Jesus. Martinez Quarta e Biraghi, più che intercettare, scortano verso Terracciano il Cholito Simeone che imbuca con un diagonale più raffinato di quel che sembra. A quel punto, Mazzocchi e Mario Rui, che già presidiavano più che spingere, si piantano ai lati della terna difensiva e il Napoli si ritira entro le mura: 5-4-1. All’ora del tè il possesso dei viola sarà del 58%.

 

Ma dal possesso, la Fiorentina riesce a mungere poco, per carenza di ritmo e di lucidità. Bonaventura fatica a lavorare tra le linee. La sensazione è che le tangenziali esterne possano fruttare di più. Al 28’ un pallone catapultato da sinistra trova la fronte di Martinez Quarta che centra il palo. Bonaventura è in fuorigioco, quando riprende e manda in gol Beltran. L’occasione migliore per pareggiare arriva al 41’, su rigore. Ikoné, che già si era fatto notare per un paio di spunti frizzanti, a differenza dell’omologo Brekalo, non pervenuto, punta ancora Mario Rui che, affannato, lo incrocia. Rigore moderno: rincorsa tremolante, conclusione sciagurata con il corpo indietro.
La palla rimbalza sui seggiolini vuoti, rendendoli ancora più tristi.
Zerbin show Italiano cambia al 12’ della ripresa per dare più energia in fascia: dentro Nzola, Sottil e Parisi. Anche Mazzarri cambia gli esterni, ma con lo scopo opposto: aumentare la copertura. Ostigard sulle barricate, Di Lorenzo alto per Politano. L’offensivo Kvara lascia le zolle mancine al governativo Zielinski. L’ultimo cambio, Zerbin, trasfigura il risultato: al 39’ spinge in rete un ponte aereo di Di Lorenzo su corner; al 41’ salpa e infila un bellissimo diagonale: 3-0. Esagerato nelle dimensioni, il risultato è la giusta punizione per una Fiorentina senza anima, senza idee e senza cuore. Mazzarri si merita tutto. Tornerà a giocarsi la Supercoppa con il suo Napoli, 12 anni dopo quella di Pechino. Oggi scoprirà l’avversario. Lunedì, la finalissima. Walter ha tre orologi al polso. Li sta guardando tutti e tre. Non vede l’ora.
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