Gli arabi stravedono per la nostra Serie A: in 40 mila allo stadio per le due semifinali. La finale è sold out

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In questa vita furiosamente in movimento, un cantiere in qualsiasi angolo di strada e il futuro che ti divora di giorno in giorno, non avendo la capacità di negarsi niente – e perché mai, potendoselo permettere? – dopo essersi concesso Ronaldo, adesso hanno deciso di prendersi tutto ciò che possono. Un’emozione ancora, ad esempio, che sommerga le altre, che si confonda tra i dishdasha e il deserto e lasci però qualcosa di sé, queste vibrazioni che si colgono nel venticello di un gennaio vivibile, stasera e domani e lunedì anche di più: Napoli-Fiorentina apre un fine settimana in cui si muoveranno le masse, ventimila per la prima semifinale, altrettanti per la seconda e poi l’esaurito per la finale, il più grande spettacolo dopo il weekend che gli arabi vogliono gustarsi perché italians do it better.

 

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IL FESTIVAL. Appuntamento alle 22.00 locali, le 20 in Italia, all’Al-Awwal, in pratica a casa-Ronaldo, che annunciano quasi pieno ma non del tutto e che garantiscono curioso come un bimbo al luna park: si parte con Kvara e Beltran, si aspettano Lautaro ed Immobile, si disegnano gli scenari più alternativi e si coglie, tra la gente, il desiderio di scoprire quest’Italia che esporta il meglio di sé della passata stagione e allestisce uno skyline per quel futuro che Luigi De Siervo, ad della Lega Serie A, scorge tra le dune: «Siamo felici di essere in Arabia Saudita. L’obiettivo è quello di utilizzare la Supercoppa per esportare, come fanno già leghe come NFL o NHL, partite ufficiali, soluzione impossibile per il campionato. Vogliamo conquistare i tifosi ed aprire il mercato alle Eccellenze». È un Mondo che va veloce, disegna orizzonti elettrizzanti, sparge ricchezza (otto milioni per chi vince), alimenta il movimento e pure polemiche che De Siervo avvolge in un guanto velluto e restituisce al censore del «prendi i soldi e scappa», Maurizio Sarri. «Ma io penso che Sarri sia stato frainteso, non credo che un professionista come lui possa aver detto una sciocchezza del genere, facendo parte di un sistema i cui professionisti vengono pagati dalla ricerca di ricavi e anche dalla possibilità di organizzare queste partite». 

 
LO SHOW. Il Napoli, l’Inter, la Lazio e la Fiorentina, per quattro ore e mezza (niente supplementari, eventualmente si andrà ai rigori) da perdersi con un calcio fashion sia in campo e però anche in tribuna, in quella finale che diventerà il testimonial del made in Italy e lascerà sfilare allo stadio, al fianco di Casini e De Siervo, Rocchi e Pacifici, Matarrese, Scanavino, Blazquez, Souloukou, Campoccia, Fenucci, Carnevali e poi Spalletti, che ammirerà dall’alto quel capolavoro che gli è appartenuto e potrà condividerlo con Cannavaro, Ferrara e pure con Del Piero, Vieri, Materazzi, Di Biagio, Candela, Zambrotta, Brocchi e Toni. Un Paese calcisticamente senza tempo, senza frontiere, senza limiti e che piace tanto all’ad dell’Inter, Beppe Marotta: «Il calcio è un patrimonio della nostra Nazione e va diffuso all’estero, dove la concorrenza è forte. La Supercoppa è un biglietto da visita da spendere in un contesto gradevole e con strutture adeguati. Questo format è interessante e può divulgare un prodotto che va valorizzato come fanno altri». 

 

Fonte: CdS

 

 

 

 

 

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