Nel lontano 1998, quando Antonio Juliano, indimenticato capitano e dirigente azzurro scomparso lo scorso 13 dicembre, si insediò alla direzione generale del club, scoprì il meccanismo delle plusvalenze, fondamentali all’epoca per garantire la sopravvivenza del Napoli guidato da Corrado Ferlaino. In Totonno fu grande la curiosità per questo fenomeno che, negli anni a seguire, avrebbe alterato gli equilibri del calcio italiano e prodotto una vera e propria bolla finanziaria.
Volgendo lo sguardo al presente, De Laurentiis e Chiavelli nel corso delle diverse sessioni di mercato hanno portato a termine molte plusvalenze manifestando grande attenzione nella redazione dei bilanci. Tuttavia la probabile partenza a costo zero di Piotr Zielinski la prossima estate – col polacco promesso sposo dell’Inter – è un altro degli addii che non irrobustirà particolarmente le casse del club. E’ probabile che Presidente e Ad azzurro abbiano ora il rimpianto per non aver accettato la ricca offerta saudita recapitata al centrocampista la scorsa estate.
Negli ultimi anni – riporta Il Mattino – il Napoli ha bruciato diverse plusvalenze: nel 2021 Hysaj – pagato 5 milioni – andò via a costo zero firmando con la Lazio. Un anno dopo furono in quattro a lasciare il Napoli per scadenza di contratto: soltanto per Insigne (cresciuto nel vivaio) non si pose alcun problema relativo a plusvalenze, a differenza di Mertens (pagato 10 milioni), Ospina (3,5) e Malcuit (12) per i quali non vi fu alcun indennizzo. Ad attuare quella rivoluzione che avrebbe portato all’allestimento di una rosa forte ed omogenea, quella dello Scudetto, fu Aurelio De Laurentiis in persona e d’accordo con Giuntoli e Spalletti.