Gazzetta – La Roma riparte, il Napoli affonda: gli eroi dello scudetto non fanno nulla per vincerla

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Era la partita dei nervi, della tensione, anche della paura, perché Roma e Napoli l’hanno affrontata dopo avere preso schiaffi sonori, chi in campionato chi in Coppa, e perché la classifica di entrambe era diventata pessima. Ebbene, quando si gioca su questo piano — quando pesano la scaltrezza e il sangue freddo, la cattiveria agonistica e i corpo a corpo — è quasi impossibile battere Mourinho.

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L’ha preparata benissimo, José, dal punto di vista tattico e caratteriale, e l’ha vinta con merito indiscutibile. La sua Roma ha creato di più nel primo tempo e, nel secondo, ha colpito. Lo ha fatto quando il Napoli ha perso la testa: espulso Politano, gol di Pellegrini; espulso Osimhen, gol di Lukaku. È il successo del sorpasso, ma la notizia non è che i giallorossi sono risaliti al sesto posto, bensì che gli azzurri, i campioni d’Italia, sono precipitati al settimo.
Calci e cartellini Cos’è, in fondo, la lucidità? È prendere sette ammonizioni, sei delle quali per gioco scorretto, senza che alcun tuo giocatore becchi la seconda. Così è andata alla Roma. È un caso o è capacità di governare le emozioni? Chissà. Fatto sta che il Napoli di cartellini gialli ne ha ricevuti quattro, ma due sono finiti sulle spalle di Osimhen (infuriato per il secondo: non un bel modo per festeggiare il rinnovo del contratto). 
Quando il nigeriano è stato espulso, però, la partita era quasi finita e aveva preso la via della Roma, che ha saputo sfruttare l’imperdonabile ingenuità di Politano, il quale si è fatto cacciare — rosso diretto, il suo — per un fallo di reazione ai danni di Zalewski. Un calcetto da campetto di periferia, che ha aperto la strada al Napoli verso la terza sconfitta nelle ultime quattro partite di campionato, alle quali va aggiunto il tracollo in Coppa Italia. Del resto è difficile pensare di vincere se non crei una sola vera occasione da gol in tutta la gara. Malissimo tanti eroi dello scudetto: Di Lorenzo, ancora una volta, ma pure Lobotka; irriconoscibile Kvaratskhelia, che ha preso qualche calcio e ha fatto troppe sceneggiate.

 

Il disegno della partita è stato quello previsto, quasi scontato, tra una protesta e una mezza rissa: il Napoli ha provato a giocare, la Roma a contrattaccare. Solo che, nel primo tempo, riesce decisamente meglio la strategia dei giallorossi, perché la squadra di Mazzarri fa girare palla in modo lento, compassato, prevedibile. E allora le caratteristiche della banda Mou si esaltano: i romanisti soffocano gli avversari, impediscono che l’azione arrivi sugli esterni, rendono così nulli Kvaratskhelia e soprattutto Politano; quindi ripartono, sfruttando la buona vena di Belotti e Bove e la fisicità dominante di Lukaku. E creano, anche. Due sono le occasioni, entrambe proprio sul piede di Bove.
Prima il ragazzino conquista palla, la appoggia a Lukaku, va a riprendersela sullo scarico del belga e scheggia la traversa da venti metri (19’): applausi. Poi fallisce un’opportunità clamorosa, nata da uno spunto di Belotti che brucia Rrahmani e gli serve un assist d’oro, solo che lui colpisce Meret quando il gol pare fatto (21’): frittata.

 

Mou gioca la gara che ha preparato e che vuole, perché in mezzo al campo funziona tutto come ha previsto: Bove soffoca Lobotka quando prova a avviare l’azione, Paredes va a cercare Anguissa, Cristante fa la partita più di Zielinski. L’arbitro, il neointernazionale Andrea Colombo, fatica a tenere mano la contesa. Vede però bene — non è difficile — la reazione di Politano da rosso. Se si vuole cercare un altro merito di Mourinho, guardiamo all’azione dell’1-0: cross di Celik, tiro ribattuto di Azmoun, svirgolata di El Shaarawy, girata in gol di Pellegrini.
Ecco, sono i quattro calciatori appena buttati dentro da José. Chissà se aveva previsto anche l’errore del Faraone. Il finale è nel nome dei due centravanti: Osimhen prende il giallo meno evidente della partita, e viene espulso; Lukaku raddoppia di (pre)potenza. La Roma riparte, il Napoli affonda.

 

Fonte: Gazzetta dello Sport 

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